giovedì 31 ottobre 2019
Oltre 80 direttori diocesani per una giornata di studio comune su temi emergenti e soluzioni possibili nella pastorale della salute. Li ha coordinati don Massimo Angelelli
I delegati diocesani alla giornata Cei

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Oltre 80 direttori diocesani per una giornata di studio comune su temi emergenti e soluzioni possibili nella pastorale della salute. Li ha coordinati don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale della Cei: «La nostra azione pastorale, sulla scia di quanto avviato, continua a rappresentare la prossimità della Chiesa presso i sofferenti, gli operatori sanitari e tutte le famiglie che assistono i loro cari – spiega –. Su queste tre direttrici costruiamo un dialogo continuo per accompagnarli in questa esperienza».

La presenza e l’azione di chi opera nel settore stanno cambiando: «La pastorale della salute, come prossimità al mondo della sofferenza, subisce i cambiamenti dei luoghi e dei modi di cura – riflette Angelelli –. La malattia è sempre meno ospedalizzata, se non per le fasi acute, e si sposta al domicilio delle persone. Così anche l’azione pastorale si avvicina ai territori, tramite la rete delle parrocchie e dei molti operatori pastorali. Ricordando, però, che visitare e assistere i malati è un compito di tutti i credenti, in forza del comandamento dell’amore reciproco».

L’Ufficio Cei ha attivato diversi tavoli tematici. Che a parere del direttore nazionale stanno dando risultati «molto incoraggianti. Lavorare per area tematica ci permette di raccordare le esperienze, condividerle, per poi crescere nelle buone pratiche da applicare a livello nazionale. Spesso si trovano operatori di centri sanitari cattolici che offrono lo stesso servizio di cura in diverse regioni d’Italia: non si conoscevano e ora possono lavorare insieme. L’agire ecclesiale mutua i riferimenti scientifici dalla medicina e dalla ricerca, per poter meglio modulare la sua proposta pastorale. È un proficuo ascolto reciproco».

Sulla scena grava l’ombra delle decisioni in tema di fine vita: «È una fase di transizione molto delicata, siamo in attesa di leggere le indicazioni della Corte costituzionale – conclude Angelelli –. Poi seguirà, probabilmente, un intervento legislativo. Le nostre posizioni sono note, la scelta è univoca, deriva dal Vangelo: difendere la vita della persona e la sua dignità nel tempo della maggiore vulnerabilità, accompagnarla a sollevare il dolore, esserle accanto per testimoniare che nessuno deve rimanere solo». (

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