venerdì 20 aprile 2018
A poco più di un mese dal referendum irlandese sull'aborto (25 maggio) i "sì" che erano in grande vantaggio perdono colpi (-9%), anche se il margine resta largo (47% su 28% di "no").
Un'immagine della campagna per il "no" all'aborto diffusa sui social

Un'immagine della campagna per il "no" all'aborto diffusa sui social

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A poco più di un mese dal referendum irlandese sull’aborto – in calendario il 25 maggio – i numeri dei sondaggi non lasciano dubbi: il 47% del campione dichiara di essere intenzionato a votare «sì» alla modifica della Costituzione rimuovendone così l’ottavo emendamento che oggi tutela il nascituro al pari della madre, mentre i «no» sono fermi al 28%, gli indecisi sono al 20%, il 3% non andrà a votare e l’1% non risponde. Ma leggendo i dati resi noti dal quotidiano Irish Times spicca – e fa notizia in un Paese dove il «no» è silenziato e dato per sicuro perdente – il 9% di consensi persi dal fronte pro-aborto dall’inizio della campagna elettorale, per ora a vantaggio degli indecisi. Il dettaglio del sondaggio mostra una maggioranza di «sì» nelle città, tra i più giovani e i ceti abbienti e dei «no» nelle campagne, tra l’elettorato più maturo e gli strati più popolari. I difensori della formulazione attuale della Costituzione stanno conducendo la campagna con una duplice strategia: il convincimento porta a porta soprattutto nei piccoli centri e i social network dove, con l'hashtag #savethe8th (Salva l'ottavo emendamento), diffondono messaggi creativi dal grande impatto sugli utenti. I primi risultati tangibili di questo paziente lavoro di una minoranza data già per sconfitta si iniziano a vedere. E non lasciano tranquilli i sostenitori dell'introduzione di regole assai più permissive in tema di aborto.

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