lunedì 10 giugno 2019
Giusto aprirsi al confronto sulla diversità di genere. Sguardo critico su fluidità e indeterminatezza. Ecco il nuovo approccio in un documento della Congregazione per l'Educazione cattolica
(Siciliani)

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Il gender rimane ideologia inaccettabile perché nega “la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna, prospetta una società senza differenza di sesso e svuota la base antropologica della famiglia". Tuttavia occorre distinguere tra ideologia e studi di genere. In relazione a queste ricerche è possibile aprirsi all'ascolto, al ragionamento e alle proposte. Esistono elementi “di ragionevole condivisione, come il rispetto di ogni persona nella sua peculiare e differente condizione, affinché nessuno, a causa delle proprie condizioni personali (disabilità, razza, religione, tendenze affettive, ecc.), possa diventare oggetto di bullismo, violenze, insulti e discriminazioni ingiuste". L’altro punto che dovrebbe indurre a condividere le ricerche sul gender riguarda il ruolo e il valore della donna, come l'approfondimento del modo in cui nelle diverse culture si vive la differenza sessuale tra uomo e donna. Lo scrive il cardinale Giuseppe Versaldi, prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, nella presentazione del documento diffuso stamattina.

“Maschio e femmina li creò. Per una via di dialogo sulla questione del gender nell'educazione” – questo il titolo del testo a cui hanno collaborato esperti di pedagogia, filosofia, diritto, didattica – segna una svolta importante nell'ormai decennale confronto tra l'antropologia cristiana sulla coppia e sulla famiglia e le teorie del gender. Dopo tanti anatemi e tante semplificazioni che hanno impedito di riconoscere l'opportunità di fare chiarezza in un arcipelago in cui sono presenti rivendicazioni ideologiche quasi paradossali (Judith Butler), chiusure segnate dal più intransigente giuricidismo ma anche riflessioni approfondite e dialoganti nel segno del Vangelo (tra gli altri le studiose italiane Lucia Vantini, Selene Zorzi, Cristina Simonelli, Susy Zanardo), il documento si pone finalmente all'ascolto “delle esigenze dell'altro” e si apre alla comprensione “delle diverse condizioni” con l'obiettivo di proporre “un'educazione cristiana radicata nella fede".

Non è naturalmente un banale “contrordine compagni" che spalanca le porte a proposte antropologiche tanto lontane dalla verità della differenza sessuale da risultare inaccettabili eticamente e anche umanamente poco percorribili, ma è un invito al dialogo, al confronto nella logica del discernimento. E, di fronte a ricerche serie, motivate negli obiettivi e condotte con metodo scientifico, “è possibile aprirsi all'ascolto, al ragionamento e alla proposta". Il documento non è neppure un saggio esaustivo che ha la pretesa di affrontare tutti gli ambiti di una questione enorme e trasversale che tocca tra l'altro antropologia e teologia, pedagogia e medicina, diritto e costume. Anzi, si cercherebbero invano approfondimenti su questioni strettamente connesse al tema trattato, come l'omosessualità su cui si sceglie di non dire nulla, sulle origini dell'orientamento sessuale e sulla transessualità, a cui si accenna soltanto per ricordare le “sofferenze di coloro che vivono in una condizione indeterminata" e si rimanda alla scienza medica il compito di intervenire “con finalità terapeutica”, lasciando sullo sfondo il complesso dibattito sulla cosiddetta riassegnazione sessuale con tutte le implicazioni farmacologiche ma anche umane e quindi educative (caso Triptorelina). Ma sarebbe stato davvero impossibile dire tutto.

Il testo presentato oggi dalla Congregazione per l'educazione Cattolica, è soprattutto uno spunto preciso e coraggioso per suggerire un nuovo approccio destinato inevitabilmente a integrazioni e sviluppi successivi. Intanto ha il pregio di ricordarci in modo efficace cos'è il gender, ripercorrendone la storia. Da quando, a metà del ‘900, sulla base di una lettura sociologica delle differenziazioni sessuali e sotto la spinta di un'enfasi libertaria, si cominciò a teorizzare “come l'identità sessuale avesse più a che fare con una costruzione sociale che con un dato naturale o biologico". Per arrivare agli anni Novanta del secolo scorso, quando si punta a proporre “la radicale separazione tra genere (gender) e sesso (sex)” secondo un approccio del tutto soggettivistico alla persona perché “ciò che vale è l'assoluta libertà di autodeterminazione e la scelta circostanziata di ciascun individuo nel contesto di una qualsiasi relazione affettiva". Difficile dialogare di fronte a un simile impianto ideologico.

Quando però gli studi di genere “hanno la condivisibile e apprezzabile esigenza di lottare contro ogni espressione di ingiusta discriminazione", non è difficile trovare punti di incontro. Anche perché queste ricerche sottolineano “ritardi e mancanze" che hanno avuto influsso negativo anche all'interno della Chiesa. Vanno quindi superate “rigidità e fissità che hanno ritardato la necessaria e progressiva inculturazione del genuino messaggio con cui Gesù proclamava la pari dignità tra uomo e donna, dando luogo ad accuse di un certo maschilismo più o meno mascherato da motivazioni religiose". Superare le discriminazioni ingiuste, rispettare ogni persona al di là del colore della pelle, della religione e della tendenza affettiva, si traduce quindi in “un'educazione alla cittadinanza attiva e responsabile, in cui tutte le espressioni legittime della persona siano accolte con rispetto". Come detto, le criticità verso il gender più fluido e oltranzista rimangono intatte, del tutto inconciliabili con quell'ecologia umana integrale di cui spesso ha parlato papa Francesco.

A questo proposito il documento riafferma la “radice metafisica" della differenza sessuale: uomo e donna, infatti, sono le due modalità in cui si esprime e realizza la realtà ontologica della persona umana". In questa prospettiva è sbagliato negare la dualità maschio e femmina, perché solo in questa cornice “l'uomo e la donna riconoscono il significato della sessualità e della genitalità in quell’intrinseca intenzionalità relazionale e comunicativa che attraversa la loro corporeità e li rimanda l'un verso l'altra mutuamente".

Qui si apre il progetto educativo. Il documento della Congregazione per l'educazione Cattolica passa in rassegna i compiti della famiglia (“proprio all'interno del nucleo familiare il bambino può essere educato a riconoscere il valore e la bellezza della differenza sessuale, della parità e della reciprocità biologica, funzionale, psicologica e sociale") e della scuola (“aiutare gli alunni” a sviluppare come dice papa Francesco “un senso critico davanti a una invasione di proposte, davanti alla pornografia senza controllo e al sovraccarico di stimoli che possono mutilare la sessualità”), auspicando un'alleanza in cui si possano articolare percorsi di educazione all'affettività e alla sessualità “finalizzati al rispetto del corpo altrui e al rispetto dei tempi della propria maturazione sessuale ed affettiva”.

Importantissima quindi la formazione dei formatori, con una preparazione adeguata “sui diversi aspetti della questione gender”, secondo percorsi di accompagnamento che tengano conto anche di chi “si trova a vivere una situazione complessa e dolorosa". Auspicio importante che ora dovrà trovare modalità originali e progetti davvero percorribili per diventare prassi condivisa.

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