martedì 6 maggio 2025
Il 10 maggio una giornata per festeggiare il Cav nei luoghi dove nacque, ricordando le figure che lo animarono. La testimonianza di una volontaria della “prima ora”
La basilica di San Lorenzo a Firenze

La basilica di San Lorenzo a Firenze

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«Cinquant’anni di vita»: inevitabile che fosse questo il titolo della manifestazione in programma a Firenze il 10 maggio per celebrare il mezzo secolo dalla nascita del Centro di Aiuto alla Vita che fa di Firenze la città pionieristica nella difesa e promozione della vita nascente. “madre” di tutte le esperienze di Cav poi sorte in tutta Italia, fino a superare ampiamente oggi i 300 Centri. È dunque una giornata di ritorno alle sorgenti quella che si prepara a Firenze con l’evento che sarà ospitato a partire dal mattino e poi fino a sera inoltrata dalla Compagnia delle Stimmate in piazza San Lorenzo. Si inizia alle 10 con la visita guidata alla Basilica, al Chiostro e al Museo dei Tesori, per poi proseguire in questo viaggio nella bellezza alla scoperta della Mostra di arte sacra della diocesi “Pulcherrima Testimonia”. Nel pomeriggio il vero e proprio programma del convegno, dalle 14.30 con l’accoglienza dei partecipanti e, alle 15, il discorso di benvenuto di Daniela Dupuis, presidente del Cav di Firenze. Tre i “moduli” programmati, dopo i saluti istituzionali: la parte storica, affidata alla memoria e alla testimonianza di Angelo Passaleva (“Nascita del Cav di Firenze: premesse e primi passi”); i protagonisti dell’epoca, monsignor Setti e la famiglia Ogier (il Cav fiorentino è intitolato a Maria Cristina), con le voci di monsignor Marco D. Viola, Mauro Barsi, Nikla Salsetta; e il legame tra il mezzo secolo di storia e il futuro, con l’intervento della presidente nazionale del Movimento per la Vita Marina Casini (“50 anni per il futuro”). Alle 18 la Messa nella Basilica di San Lorenzo, seguita dall’apericena nel chiostro medioevale e, alle 21, dalla passeggiata per scoprire “Florence by night”.

Siamo nella primavera del 1975. L’invito ci venne rivolto da monsignor Setti, priore di San Lorenzo. Nel chiostro grande una delle porte dava accesso al primo Centro di Aiuto alla Vita e c’era bisogno di persone che accogliessero le mamme che bussavano per chiedere sostegno e aiuto per un bambino in arrivo. Noi facevamo parte dei “volontari” di allora; l’invito di don Setti era avvertito come una chiamata. Alle nostre spalle avevamo i soci fondatori del Cav, giuristi e medici, ginecologi, ostetriche e assistenti sociali.

Il primo presidente fu il prof. Ogier, primario di ostetricia e ginecologia all’ospedale di Careggi. Il Centro è intitolato alla sua figliola, Maria Cristina Ogier, nata al cielo giovanissima e ispiratrice di tante opere di carità, compresa l’attenzione alla vita nascente e al dramma dell’aborto che in quegli anni era emerso in tutta la sua gravità.

Vorrei precisare che il dibattito sui temi della vita era appena iniziato, anche se i toni furono subito aspri e l’aborto venne presentato da diverse parti politiche come una conquista di libertà per le donne. Tuttavia, i saggi, le argomentazioni, i dibattiti, gli approfondimenti, le evidenze ecografiche e scientifiche erano di là da venire, ma la consapevolezza che il bambino nel grembo materno è un essere umano, una persona come noi, un figlio, era chiara e presente. Veniva dunque naturale offrire alle mamme in difficoltà l’aiuto che potevamo: prima di tutto accoglienza e ascolto.

Il fatto è che nella Firenze degli anni ‘60 e ’70 del secolo scorso abbiamo avuto maestri di vita e di pensiero, di carità e di fede che hanno segnato il cammino di molti giovani. Ne cito solo alcuni: La Pira, il prof. Pieraccioni, i padri dell’Annunziata, padre Arnetoli, scolopio, un giovane don Simoni e naturalmente monsignor Setti e poi Carlo Casini. È da loro che abbiamo innanzitutto imparato quanto fosse semplicemente vero il messaggio centrale, fulcro dell’opera del Cav: «Le difficoltà della vita non si superano sopprimendo la vita, ma superando insieme le difficoltà».

Il nostro servizio al Cav non durò a lungo: la fine degli studi, il primo lavoro, la famiglia che si forma e cresce. Ma l’appartenenza al popolo della Vita, al Movimento per la Vita per me e mio marito dura da 50 anni, da quella primavera del 1975. Vorrei infine sottolineare una particolare consonanza tra il nostro percorso al servizio della vita e quanto Carlo Casini scriveva già nel 1979: «Ci occupiamo specificamente dell’aborto perché è in gioco la vita dell’uomo; ce ne occupiamo specificamente non per ignorare gli altri problemi umani ma al contrario. Oggi la ricostruzione di una cultura che ponga al suo centro l’uomo trova nel tema dell’aborto il banco di prova, il luogo di verifica».

Prima di far parte del MpV alcuni di noi avevano prestato servizio nell’ Unitalsi, proprio come Maria Cristina Ogier. Avere a cuore l’altro perché possa trovare in noi cura, consolazione e conforto in uno scambio reciproco di fraternità insegna il valore di ogni persona e la preziosità di ogni vita. L’inviolabilità assoluta della vita innocente, inerme e indifesa come è quella dei bimbi non ancora nati, trova nel «realismo tenace della carità» (Giovanni Paolo II) il suo fondamento e a sua volta fonda il Vangelo della Vita che «spinge a elevare i sentimenti di semplice filantropia all’altezza della carità di Cristo, a riconquistare ogni giorno, tra fatiche e stanchezze, la coscienza della dignità di ogni uomo» (Evangelium vitae, n. 90).

Il 10 maggio a San Lorenzo, a Firenze – il Cav non si è mai mosso di lì – facciamo memoria di questi cinquant’anni di vita, ripercorrendone le tappe con chi è stato tra i fondatori e ha visto fiorire da quel primo germoglio: non solo i Cav ora presenti in tutt’Italia ma anche le Case di Accoglienza, il Progetto Gemma, le Culle per la Vita e il servizio Sos Vita attivo h 24. Il concreto operare dei Cav è stato sempre unito all’impegno più propriamente culturale. Perché se la prima risposta è la “carità urgente”, il pensiero che l’ha generata diviene riflessione che sostiene l’azione, che la indirizza, ne spiega il senso, che interpella la ragione e bussa alle coscienze

Eppure, più la scienza, cioè la realtà naturale che il pensiero umano scopre e riconosce, dimostra che la vita umana inizia dal concepimento, più si vuole negare questa evidenza, anteponendo un presunto diritto insindacabile di scelta da parte della madre.

A questa sfida i Cav continuano a rispondere con l’impegno di sempre perché al dramma di una mamma smarrita di fronte al figlio concepito siano offerti, accoglienza e condivisione, ascolto e concreto aiuto, accompagnamento e amicizia e non l’illusoria libertà della negazione del figlio. Di questo saranno testimoni due mamme in rappresentanza di tutte le altre mamme accolte e seguite nel corso di questi anni.

Il 10 maggio nella cornice dei tesori di fede e di bellezza che racchiude in sé la Basilica di San Lorenzo, celebriamo dunque il giubileo della vita del MpV, per continuare a costruire la civiltà della verità e dell’amore auspicata da san Giovanni Paolo II e da lui delineata nell’Evangelium Vitae, enciclica sul «valore e l’inviolabilità della vita umana» rivolta alla Chiesa e a «tutte le persone di buona volontà», vera bussola orientatrice per il popolo della Vita che confidiamo sempre più numeroso.
*Presidente Movimento per la Vita Firenze

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