martedì 27 febbraio 2024
La vicenda dell'ex premier Dries van Agt che ha ottenuto la morte volontaria con la moglie, cui era unito da più di 70 anni, ha sollevato il velo su un fenomeno in espansione: morire insieme
“Eutanasia di coppia”, il nuovo trend olandese. Discusso anche dai medici
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Nei Paesi Bassi, dove dal 2002 vige una legge che regolamenta l’eutanasia e il suicidio assistito, da alcuni anni si è passati alla possibilità di ottenere quella “di coppia”. Nel recente rapporto della Commissione di vigilanza Rte, chiamata a valutare, a decesso avvenuto, se sono state rispettate le norme a cui ci si deve attenere (la principale si riferisce a una sofferenza insopportabile senza alcuna speranza di guarigione), si legge che nel 2022 sono state accolte quasi il doppio delle richieste di coppie. In totale 29: nel 2019 furono 17, nel 2020 13, e 16 nel 2021.

Secondo il Centro per l’eutanasia Expertise, che da 11 anni si occupa di aiutare coloro i quali cercano un medico disposto a praticare loro l’eutanasia, in futuro il fenomeno potrebbero crescere ulteriormente. Spesso è l’uomo che decide per entrambi, per questo motivo i partner vengono accompagnati nel percorso verso la morte da due specialisti differenti. Avvenire per primo ha raccontato, alcuni mesi fa, dell’eutanasia di due donne, conviventi da tanto tempo, Loes, 88 anni e Monique, 74: Loes iniziava a dare segni di Alzheimer, Monique soffriva per dolori articolari che le rendevano sempre più difficile occuparsi della sua amica. In effetti la domanda di eutanasia di coppia avviene quando si ammala uno dei due partner che assiste l’altro, il quale teme di doversi separare dalla persona amata nel momento in cui è necessario ricoverarlo in ospedale o in una struttura protetta. Loes e Monique hanno atteso 9 mesi per “uscire dalla vita” insieme, in quanto la dottoressa che le aveva in cura aveva respinto più volte la loro domanda, appoggiata da altri medici, non ritenendo una ragione sufficiente quella di dare la morte anche alla donna più sana perché non voleva più vivere senza la sua compagna.

L’ultimo caso di eutanasia di coppia, avvenuto ai primi di febbraio, riguarda l’ex premier olandese (in carica dal 1977 al 1982, all’epoca del Partito cristiano democratico) Dries van Agt e sua moglie Eugenie. Pochi sanno che da tempo lui si batteva perché fosse concessa questa possibilità a persone che desiderano morire nel momento scelto da loro: mano nella mano, come realmente è avvenuto per lui e la sua consorte. Van Agt era conosciuto per il linguaggio ricco di massime e assai forbito. È stato professore universitario, giurista, ministro della giustizia dal 1971 al 1977. Nel 2019 fu colpito da una grave emorragia cerebrale, da cui si riprese a fatica. Verso la fine della sua vita aveva cominciato a seguire il partito dei Verdi di sinistra, tra l’altro molto critico nei confronti di come nel suo Paese veniva affrontata la questione israelo-palestinese: un cruccio per l’ex premier nei giorni che hanno preceduto la fine della sua vita, essendo lui convinto che si continuasse a dare poca importanza all’immensa sofferenza del popolo palestinese.

Dries van Agt (a sinistra) nel 2011 con l'allora premier olandese Mark Rutte

Dries van Agt (a sinistra) nel 2011 con l'allora premier olandese Mark Rutte - Di De minister-president - Heden en verleden in het Torentje, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15129194

Aveva conosciuto la moglie Eugenie ai tempi dell’università, un matrimonio coronato dalla nascita di tre figli e durato più di 70 anni. “La mia ragazza”, l’ha chiamata sino al momento in cui aspettavano il medico che aveva accettato di dar loro la morte; non sprofonderemo certo in un buco nero, decomponendoci. “Ci sposteremo solo in un’altra dimensione accanto al Creatore della vita”, pare siano state le sue ultime parole. La loro scelta non è stata condivisa da tutti, specie da parte dei medici: non dimentichiamo infatti che per qualsiasi medico, anche olandese, chiamato a curare i pazienti evitando loro il dolore per quanto è possibile, la cosiddetta “iniezione letale” per procurare il decesso immediato rimane un atto di sconfitta: a livello professionale e umano. «Un’azione già penosa nei confronti di una persona, figuriamoci di due in contemporanea», ha commentato uno specialista intervistato sul discusso caso.

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