sabato 16 agosto 2014
​Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin: indispensabile una legge nazionale. "Le delibere delle Regioni non hanno efficacia perché sono impugnabili".
COMMENTA E CONDIVIDI
Si stringono i tempi per una legge sulla fecondazione eterologa che potrebbe arrivare entro fine anno. Parola del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sollecitata ad intervenire sul tema nel corso della trasmissione Unomattina. La calendarizzazione, ha detto Lorenzin, è legata all’intervento del Parlamento: «Se Camera e Senato cominciassero a lavorare subito, mettendo i paletti per andare in legislativa, probabilmente si riuscirebbe ad arrivare tra dicembre e gennaio». La titolare del dicastero, nell’auspicare un esame in sede legislativa o deliberante che permetta di limitare i tempi lunghi dell’esame in Aula, ha dichiarato di aver mandato «la bozza del decreto» ai capigruppo di tutti i partiti il cui testo è volutamente «molto asciutto per permetterci di partire presto in sicurezza». Nell’intervento è stato anche precisato che il Ministero ha già licenziato il documento, che contiene «le linee essenziali per fare il decreto per il recepimento della direttiva europea e altre misure per l’applicazione e altre misure per l’applicazione della sentenza della Corte Costituzionale». Il ministro ha infatti ribadito la necessità di un provvedimento normativo ad hoc, «una norma primaria», che risponda a diverse finalità quali il rendere omogenea l’applicazione della procedura su tutto il territorio nazionale, garantire la sicurezza dei gameti ed evitare la trasmissione di malattie. Il rango primario di una normativa in materia è reso tanto più necessario a seguito delle iniziative in ordine sparso di alcune Regioni che, nel vuoto normativo, vogliono comunque dare immediato via libera alle procedure di fecondazione eterologa con inevitabili ripercussioni sui cittadini che vanno dalla disparità di accesso alla frammentarietà e localizzazione delle norme. «Le Regioni non possono recepire autonomamente norme europee – ha ribadito Lorenzin – e le delibere regionali sono impugnabili da chiunque. Per questo c’è il rischio caos dal punto di vista giuridico».A stretto giro è arrivata la risposta di Gianni Baldini, professore associato di Diritto privato e biodiritto all’Università di Firenze e incaricato giuridico della Regione Toscana sulla Pma: «Il vuoto normativo non c’è, si può fare l’eterologa rispettando i paletti della legge 40 e le altre normative collegate e non farla sarebbe una violazione di diritti costituzionali».Il giurista ha ribadito che per le questioni tecniche, come il numero delle dazioni o gli esami clinici preventivi, bisogna «aggiornare le linee guida, scadute da tre anni». In alternativa, anche senza atti regolativi, i Centri di Pma privati potrebbero «procedere in piena autonomia assumendosi i rischi di autoregolarsi». Eventualità quest’ultima che sembra un po’ troppo ricca di incognite, soprattutto in termini assicurativi, per vederne una reale applicazione da parte della maggior parte delle cliniche che, non a caso, chiedono certezza del diritto. Per quanto concerne invece le questioni etiche «già regolate» che riguardano per esempio l’anonimato dei donatori e la compatibilità genetica «se il Parlamento vorrà modificarle sarà libero di farlo, ma ciò non influisce con l’immediata attuazione della Pma eterologa». Questioni su cui Beatrice Lorenzin rigetta ogni possibile ideologizzazione da parte sua e rimarca la volontà di agire per la sicurezza dei cittadini: «Ci sono aspetti - come la questione del fenotipo o della conoscibilità delle proprie origini - che dovrebbero essere discussi in Parlamento». Non ultimo, resta il nodo del finanziamento. Stante l’incertezza economica in ambito sanitario, il reperimento e lo stanziamento di fondi dedicati a questa particolare e specifica tecnica sono lo scoglio su cui anche le Regioni più belligeranti rischiano di arenarsi. Ma riguardo ai dubbi sollevati in merito alla reale possibilità che la fecondazione eterologa possa essere inclusa nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) il ministro ha sottolineato che «non c’è un problema di risorse» e che nel Patto per la Salute «per cui sono stati stanziati 900milioni di euro, prevediamo la riforma dei Lea entro il 31 dicembre 2014».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: