lunedì 28 luglio 2014
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Un errore grossolano, subito smentito dal ministero. Si sono sgonfiate a stretto giro le anticipazioni di alcuni giornali relative alle linee guida sulla fecondazione eterologa, che avevano preannunciato limiti di età per i riceventi e rimborsabilità ai singoli donatori.Nulla di tutto questo. Con un secco comunicato il dicastero ha precisato che il gruppo di lavoro «non ha mai discusso del limite d’età dei soggetti riceventi, ma dell’eventuale limite d’età dei donatori». Per quanto riguarda i riceventi valgono infatti i limiti previsti dalla Legge 40 per la fecondazione omologa, secondo cui l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è concesso alle coppie in età fertile. Si sono rivelate dunque prive di fondamento le anticipazioni che suggerivano “paletti” per sottoporsi all’eterologa fissati ai 35 anni per le donne e 45 per gli uomini. Questi limiti sono invece riferiti all’età dei potenziali donatori di ovociti o sperma, in accordo con quanto rilevato nelle modalità operative in uso in altri Paesi europei sulla scorta della letteratura in materia.Anche per quanto riguarda il nodo della rimborsabilità ai datori di gameti, non risulterebbero confermate le indiscrezioni che parlano di una qualche forma di emolumento ai singoli. Per non entrare in contraddizione con quanto previsto dal decreto 191/2007 in materia di donazione di cellule e tessuti, la donazione è e deve continuare ad essere assolutamente gratuita. Non vi sarebbe pertanto spazio per alcun indennizzo nominale, ma gli eventuali rimborsi potrebbero essere corrisposti direttamente alle strutture, con un corrispettivo commisurato alla copertura dei costi vivi del sistema. Non solo, in questi giorni si è letto anche della possibilità di una diversa rimborsabilità per uomini e donne in misura della maggiore richiesta di ovociti e, soprattutto, del diverso “disagio” procurato dall’atto della donazione. Viene quindi improvvisamente riconosciuto anche dai fautori di provetta libera che il prelievo di ovociti è una procedura invasiva e gravosa per la donna che vi si sottopone. Questione cruciale su cui resta in alto mare il dibattito è quella dell’anonimato dei donatori su cui, secondo quanto si apprende, nemmeno il gruppo di lavoro ministeriale ha trovato una posizione univoca. Le ipotesi più attendibili parlano di uno scorporo del tema per farne oggetto di una normativa specifica, legata alla possibilità di conoscere l’identità del genitore biologico in caso di problemi di salute del bambino.Le anticipazioni che si rincorrono in tema di fecondazione eterologa danno anche la misura del pressing mediatico cui è sottoposto il ministero in questo frangente. Da un lato vi è la necessità di intervenire al più presto, stante la preoccupazione di evitare fughe in avanti da parte di alcune Regioni, che si starebbero attrezzando per emanare regolamenti autonomi. D’altro canto resta forte l’esigenza di garantire sicurezza e tutela a chi si sottopone a questa tecnica, senza trascurare la prudenza e la cautela indispensabili per normare un campo delicatissimo, dalle rilevanti ripercussioni nella vita delle coppie e dei nascituri.
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