mercoledì 14 febbraio 2024
Il Cnb "pizzica" un suo parere sul tema citato «nella direzione opposta». Comunione e Liberazione definisce le misure della Regione «totalmente inappropriate nel metodo e nel merito»
Emilia Romagna: Comitato di Bioetica e Cl contro le "istruzioni"
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Dopo le critiche e le perplessità esposte da diverse voci, in campo sanitario e giuridico, sulle “Istruzioni tecnico-operative” per l’accesso e l’esecuzione del suicidio medicalmente assistito emanate il 9 febbraio dalla Regione Emilia-Romagna, arriva la bacchettata del Comitato nazionale per la Bioetica: «La presidenza del Cnb – si legge in una breve nota – esprime profonda preoccupazione per la lettura incongrua del documento approvato ed esorta la giunta regionale a rettificare l’improprio riferimento». La matita blu impugnata dal Comitato prende di mira l’interpretazione di un suo parere che «va nella direzione opposta». La risposta del Cnb a un quesito del Ministero della Salute, deliberata il 24 febbraio di un anno fa, infatti «individuava come organo per la valutazione delle condizioni previste dalla sentenza i Cet (Comitati etici territoriali) e non invece i Comitati di etica clinica, per le ragioni espresse nella risposta medesima, ovvero evitare di avvalersi di comitati che presentano notevoli differenziazioni territoriali». La Regione invece aveva preso per buono il parere risultato di minoranza (la “postilla”).

L’assessore alla Sanità Raffaele Donini minimizza: «Se serviranno revisioni o integrazioni tecniche le faremo, rispetto a un atto che è confermato nella sua validità», mentre il governatore Stefano Bonaccini conferma di non essere a favore della legge regionale in discussione presentata dai radicali («Lo dico per primo: se ci fossero 20 leggi regionali diverse saremmo un Paese che fa ridere il mondo») e di voler rispettare la libertà di coscienza («credo che non ci possa essere una disciplina rigida di partito o di schieramento»).

Intanto scende in campo Comunione e Liberazione dell’Emilia-Romagna, che definisce le iniziative della giunta regionale «totalmente inappropriate nel metodo e nel merito» perché la delibera «svuota di significato ogni eventuale dibattito assembleare» e «finisce per recepire acriticamente la sollecitazione che l’Associazione Luca Coscioni ha rivolto alle Regioni». Questa «fretta normativa sembra voler imporre una nuova tabella di marcia alla discussione parlamentare e culturale in atto in tutto il Paese, istituendo forzosamente delle norme sul fine vita che rischiano di mettere in crisi l’idea stessa di accoglienza, compassione, cura e dedizione su cui si è fondata la nostra civiltà».

Cl ritiene che la delibera sia «grave perché mina le fondamenta culturali che rendono possibile uno sguardo integrale alla persona, sguardo sul quale si è fondato storicamente lo sviluppo della nostra civiltà» e dal quale «sono nati in passato ospedali e luoghi di assistenza agli inguaribili». Occorre allora «sostenere la crescita di strutture capaci di offrire servizi di cure palliative su tutto il territorio regionale, per un accompagnamento veramente umano». La nota rilancia infine le recenti parole del cardinale Zuppi (che «ci confortano»), «quando sottolinea che la vita “va protetta con cure adeguate che diano dignità fino alla fine e che non si riducano alla mera prestazione sanitaria”».

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