venerdì 23 dicembre 2022
Un emendamento ispirato dal network cattolico "Sui tetti" introduce l'obbligo per le Regioni di potenziare il sistema per crescere entro il 2028 dall'attuale 25% di italiani potenzialmente "coperti"
Cure palliative: arriva il Piano per darle al 90% degli italiani
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Dal 25 al 90% in cinque anni: il passo è molto lungo, ma l’obiettivo di crescita nell’offerta di cure palliative nel nostro Paese in rapporto alla popolazione dev’essere ambizioso se si vuole dare una risposta adeguata a un’attesa di assistenza proporzionata a patologie croniche e terminali che crescono di pari passo con l’età media degli italiani. L’ingresso nella Legge di Bilancio all’esame delle Camere di un provvedimento ad hoc per cercare di dare attuazione alla legge 38 del 2010 sulle cure palliative e la terapia del dolore – esemplare sulla carta quanto ancora assai carente in fase operativa – potrebbe essere una svolta, se le Regioni prenderanno sul serio l’importante novità alle viste.
I fatti dicono che in Commissione è passato un emendamento (numero 21.047) che introduce una piccola ma sostanziale integrazione all’articolo 5 della legge 38, dove al comma 4 – a manovra approvata – si leggerà che «le Regioni presentano entro il 30 giugno di ciascun anno un piano di potenziamento delle cure palliative al fine di raggiungere entro il 2028 il 90% della relativa popolazione. Il monitoraggio è affidato ad Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, ndr) che lo realizza a cadenza semestrale. La presentazione del piano e la relativa attuazione costituiscono adempimento regionale ai fini dell’accesso al finanziamento integrativo del Servizio sanitario nazionale a carico dello Stato». In pratica, per incentivare l’attuazione di un così imponente «piano di potenziamento» verrebbe introdotto un meccanismo che condiziona l’erogazione di fondi sanitari regionali alla sua effettiva «presentazione» e «attuazione». Un provvedimento a costo zero per lo Stato ma che ha il potenziale di «disincagliare finalmente il nostro Paese dalle secche in cui dal 2010 era finito alla voce “terapie contro il dolore”»: ad auspicarlo è Domenico Menorello, ispiratore dell’emendamento con l’iniziativa del network di 90 associazioni cattoliche che si riconoscono nell’Agenda “Sui tetti” della quale l’avvocato ex parlamentare centrista, neo-componente del Comitato nazionale per la Bioetica, è coordinatore. La rete associativa aveva scritto a tutti i parlamentari il 27 novembre facendo presente che «l’incremento delle cure palliative dipende da maggiori risorse, ma anche dalla assegnazione di un adeguato grado di priorità alle stesse da parte dell’attuale organizzazione dei Sistemi sanitari regionali, come dimostrano le Regioni più virtuose per tale profilo». Una proposta che nasce dalla convinzione che oggi occorra «una ulteriore e specifica attenzione verso i più fragili perché non prevalga nei loro confronti la “cultura dello scarto”» rendendo invece «accessibili a tutti gli italiani quelle cure palliative in situazioni di grave dolore, che sono state definite quali “diritti essenziali” dalla sentenza della Corte costituzionale n. 242/2019», che tra le condizioni per depenalizzare in casi eccezionali l’aiuto al suicidio ha introdotto proprio l’accesso effettivo a un percorso di cure palliative. “Sui tetti” aveva poi bussato anche a Palazzo Chigi, ottenendo un colloquio sul tema il 7 dicembre con i ministri Roccella, Schillaci, Calderone, Locatelli e Bellucci e con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano, incontrando una sintonia che ha trovato poi suggello nell’emendamento “vincente” a firma Andrea Caroppo e Alessandro Cattaneo (entrambi Forza Italia), approdato infine in Legge di Bilancio. Un provvedimento necessario vista l’«urgenza di dare una svolta alle cure palliative e una minima risposta a chi, nelle nostre case, si prende cura dei più fragili, come i caregiver – spiga Cattaneo –. Non si tratta di voler risolvere in un colpo solo problematiche molto complesse, ma di riconoscere un valore ai più deboli, attraverso le cure del dolore e una assistenza continuativa che faciliti la permanenza nella propria abitazione, per non allontanarsi dai propri affetti». Una misura «per sbloccare l'inaccettabile stallo delle cure palliative – come auspicato anche dal ministro della Salute Schillaci – che sono ancora troppo poco accessibili e disomogenee rispetto al territorio nazionale».
In attesa di una misura sui caregiver («alla quale sta lavorando il ministro Calderone», titolare del Lavoro), l’emendamento sulle cure palliative apre un nuovo scenario, che si aggiunge al varo della specialità in alcune facoltà di Medicina e alla nascita della prima cattedra italiana in Medicina palliativa, affidata ad Augusto Caraceni, direttore dell’Hospice dell’Istituto dei Tumori di Milano. Qualcosa dunque si muove perché lo Stato non si arrenda alla cultura di morte dei fautori dell’eutanasia.

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