martedì 23 aprile 2024
Dal Vicariato una iniziativa per ascoltare i problemi della sanità romana, a 50 anni dal convegno sui "Mali di Roma", e impegnare le istituzioni a cercare soluzioni efficaci. Alcune già operative
Povertà sanitaria, Roma non vuole arrendersi. Ecco i nuovi servizi
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Teresa Caluori si definisce anziana. Anche se a sentirla parlare non si direbbe. Ma i suoi sono i problemi tipici della terza età. «Non guido più – dice –. Mi muovo a fatica e non posso prendere mezzi pubblici. Quindi per me anche andare a fare una normale visita di controllo diventa un problema». A questo si aggiunge la difficoltà di aver a che fare con i centri per la prenotazione delle visite. «Quando finalmente riesco a premere il tasto giusto – racconta – magari mi danno l’appuntamento tra sette mesi. E nel frattempo i miei dolori aumentano».

Teresa ha portato la sua testimonianza al convegno “(Dis)uguaglianze nella sanità. Guardare al presente, per costruire il futuro”, che si è tenuto al Policlinico di Tor Vergata, nell’ambito nelle iniziative promosse dalla diocesi del Papa per ricordare i 50 anni del convegno sui “Mali della Capitale” del 1974. Storie come la sua ce ne sono tante. Anche nella più grande città italiana. Roma, infatti, non fa eccezione alla situazione, diffusa anche in altre parti del Paese, che va sotto il nome di povertà sanitaria. E il tema si è affacciato tra gli altri pure nel convegno voluto dal Vicariato.

Un momento del convegno a Tor Vergata

Un momento del convegno a Tor Vergata - -

È una povertà che ha molte forme. Ad esempio, l’impossibilità di comprare farmaci non mutuabili. Come ha sottolineato Sandro Spinsanti, fondatore e direttore dell’Istituto Giano per le Medical Humanities e il management in sanità, «chi ha maggiori possibilità economiche accede a cure private mentre quelli meno abbienti devono affrontare liste di attesa interminabili. Poi abbiamo famiglie impoverite a causa delle spese mediche, o persone che rinunciano alle cure. Per non parlare di malattie più gravi, come la sclerosi multipla che richiede assistenza continua. Dipendere esclusivamente dal sostegno familiare può generare sofferenza e povertà».
La povertà sanitaria può colpire anche attraverso l’irrompere di una malattia mentale. Maria Grazia Ballarotto ha raccontato la sofferenza di suo figlio, affetto da un disturbo psichico. «Al Pronto Soccorso, nonostante fossimo accompagnati da uno psichiatra, abbiamo dovuto attendere tantissime ore. Ma per fortuna ho trovato aiuto nel centro di ascolto della Fondazione don Luigi di Liegro».

L’opera del volontariato è certamente importante. Ma, come spiega Maurizio Marceca dell’Università La Sapienza, bisogna migliorare anche il Servizio sanitario nazionale. «Oggi la garanzia di ricevere adeguate cure è affidata al rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (i Lea). Ma purtroppo dal sistema di monitoraggio emerge che 12 Regioni su 20 sono inadempienti per uno, due o tutti e tre i macrolivelli. E questo comporta che chi abita in quelle regioni spesso deve ricorrere ai sistemi sanitari di altre zone d’Italia».
Le persone invece, come ha sottolineato il vicegerente di Roma monsignor Baldassarre Reina, «non vanno curate in base al loro reddito. Dobbiamo approfondire il dialogo tra le istituzioni, al quale anche la Chiesa di Roma vuole dare il suo contributo». Il vescovo ausiliare Benoni Ambarus ha anticipato che in vista del Giubileo scriverà a tutte le strutture sanitarie per chiedere quali e quante prestazioni possono effettuare per gli esclusi. Ma alcune iniziative sono già in itinere. Massimiliano Maselli, assessore ai Servizi Sociali, Disabilità e Terzo settore della Regione Lazio, ha detto che dal 7 maggio all’Ospedale San Camillo di Roma sarà possibile effettuare la diagnostica per immagini anche di sabato e domenica, per snellire le liste d’attesa. Barbara Funari, sua omologa del Comune di Roma, ha parlato del Centro di Accoglienza per le Fragilità socio-sanitarie (Cafss), che assiste h24 persone senza fissa dimora in condizioni di fragilità fisica, a seguito di ricoveri ospedalieri per malattie croniche e invalidanti. Inoltre «nell’hub del San Gallicano, gestito da Sant’Egidio – ha riferito Giovanni Giudotti –, abbiamo effettuato circa 2.000 visite di medicina generale e 500 cardiologiche per cittadini stranieri che non si erano mai curati». Iniziative che intendono combattere proprio la povertà sanitaria.

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