mercoledì 30 aprile 2014
​I docenti hanno sbagliato a non informare i genitori. Parla lo psichiatra Cantelmi, padre di uno studente del liceo: «Il sesso a mio figlio voglio spiegarlo io». QUESTIONE GENDER, VAI AL DOSSIER
Abbiamo perso tutti di Luciano Moia
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Nel libro non c’è nulla che possa turbare un ragazzo del 2014, che su internet avrà avuto modo di informarsi con molta meno fatica circa l’arte amatoria». Scriveva così, ieri su la Repubblica, Melania Mazzucco autrice di Sei come sei, che – fatto leggere in classe ai ginnasiali del Giulio Cesare, prestigioso liceo classico romano – ha guadagnato ai professori che lo hanno imposto una denuncia per diffusione di materiale osceno. Colpa di un passaggio del libro in cui si descrive un rapporto orale. Che sia tra due uomini è marginale: se in ginocchio nei bagni ci fosse stata una sedicenne invece di un prestante giovanotto, poco sarebbe cambiato. Il problema non è il sesso dei protagonisti, ma l’età dei lettori. Malgrado le convinzioni di Mazzucco, il fatto che per un adolescente sia fin troppo facile raffazzonare informazioni sulla sessualità e «l’arte amatoria», non è una buona ragione per rincarare la dose. Anzi: «È vero, sul web si trova di tutto e i ragazzi sono esposti ai messaggi inadatti alla loro età. Ma tanto più l’ipersessualizzazione dei bambini e degli adolescenti è un problema grave e ingravescente, tanto più gli adulti devono mediare e modulare ogni informazione sulla sessualità». Tonino Cantelmi parla dall’alto della sua esperienza di psichiatra, forte della sapienza di genitore di cinque figli, «uno che ha frequentato il Giulio Cesare in passato, uno che lo frequenta attualmente, uno che si appresta a frequentarlo». Che sia affezionato al liceo – prossimo a festeggiare gli ottant’anni di attività – sembra indubitale. Eppure non lesina le critiche: «Omofobia e bullismo sono sempre da contrastare. Il modo in cui si decide di agire, però, deve essere rispettoso di tutte le sensibilità, perché si tratta di temi delicati che riguardano le persone e la loro intimità più profonda. La precauzione non è mai troppa – spiega – quando si ha a che fare con l’ipersensibilità dei ragazzi». Il rischio è facile da intravvedere: chi si straccia le vesti accusando il prossimo di oscurantista discriminazione, finisce per discriminare chi ha convinzioni diverse. «Al Giulio Cesare è stata messa in discussione la libertà educativa delle famiglie, i docenti si sono arrogati la scelta di decidere quali messaggi trasmettere ai ragazzi e come. Ma la scuola – prosegue Cantelmi – non può entrare a gamba tesa in questioni così delicate, consultare i genitori è doveroso». La contrapposizione tra le varie anime della scuola – docenti, ragazzi, famiglie – non paga, mentre una sana concertazione, un dialogo e una collaborazione più stretti sarebbero salutari. «Anche perché – riflette lo psichiatra – contrastare l’omofobia e il bullismo violentando le altrui sensibilità non è un buon servizio alla lotta alle dicriminazioni. Di più, è controproducente. Si finisce per ottenere l’effetto opposto». La «storiaccia romana non riguarda solo un romanzo», scriveva giustamente, ieri, la Mazzucco, parlando anche del diritto «di scrivere di tutto, di informare, di dare ai ragazzi strumenti per elaborare opinioni». Oltre ai diritti degli scrittori, degli insegnanti e degli studenti si poteva dedicare un pensiero anche i diritti dei genitori, alla libertà di ogni papà e di ogni mamma di scegliere come parlare di sesso ai figli. Di scegliere di escludere dal discorso le fellatio nei bagni. Oppure di includerla. Una scelta che pare non abbiano avuto. Non basta neppure che la preside, Micaela Ricciardi – che ieri ha avuto tempo di parlare con tutti, ma con Avvenire no – sia convinta che linguaggio e modi del libro «siano delicati» e che il testo sia adatto ai suoi studenti ginnasiali «perché la storia è narrata attraverso gli occhi di una ragazzina di 11 anni». Né serve scomodare Saffo, Catullo e Marziale. «Una quattordicenne, la scaturigine di tutta la vicenda, si è sentita violentata da quel che leggeva e si è rifiutata di proseguire il compito. A chi fa della battaglia alla discriminazione la propria bandiera – prosegue Cantelmi –  questo sarebbe dovuto bastare per mettersi in discussione. Invece, il tema del contrasto all’omofobia e al bullismo è ormai improntato al pensiero unilaterale, alla valorizzazione di un certo genere di convinzioni, alla denigrazione delle altre. Basta dissentire, come ha fatto con coraggio la ragazzina, per essere tacciati di beceraggine e di arretratezza. Non è giustificato contrastare la violenza con altrettanta violenza». Di tutt’altro parere la Flc-Cgil che esprime «piena solidarietà» ai docenti del Giulio Cesare. «Si vuole colpire la libertà d’insegnamento e di espressione e per questa ragione – si legge nel comunicato – occorre una risposta forte e decisa per il pieno rispetto dei diritti e dei valori costituzionali». Mentre il Codacons si è guadagnato il consueto lancio di agenzia offrendo assistenza legale ai professori denunciati. «La vicenda – ha dichiarato il portavoce dell’associazione – rappresenta una grave aggressione all’uguaglianza dei sessi e alla libertà di espressione e di insegnamento prevista dalla Costituzione Italiana».
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