venerdì 5 marzo 2021
Con un Festival online sabato 27 marzo sarà lanciata da una rete di decine di associazioni laicali la proposta di indire per legge un appuntamento annuale per promuovere la natalità e genitorialità
Il manifesto del Festival in programma online il 27 marzo

Il manifesto del Festival in programma online il 27 marzo

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In Italia le culle sono vuote, le famiglie con bambini sono sempre meno. Le coppie che hanno figli raramente vanno oltre il secondo; molto spesso si fermano al primo. Cinquant’anni fa io, che sono figlia unica, invidiavo le mie amiche, tutte con famiglie numerose, con fratelli e sorelle con cui confidarsi, litigare, condividere gioie e dolori piccoli e grandi; oggi la mia condizione è quella prevalente, e la rete di parentela è sempre più ristretta. Possiamo consolarci ricordando che è così in tutta Europa: Paesi che erano portati ad esempio per l’alta natalità sono scivolati miseramente sotto il cosiddetto tasso di sostituzione – i famosi 2,1 figli per donna – e avere un buon welfare a favore della famiglia, come la Francia, o un alto livello di benessere e di occupazione, come la Germania, non basta. La pandemia, poi, aggrava la situazione: i primi dati a disposizione sembrano indicare un ulteriore, significativo calo delle nascite nel 2020. I problemi creati dall’inverno demografico sono stati ampiamente sviscerati da esperti, studiosi e divulgatori, ma i rimedi non sembrano a portata di mano. Spiegare che le pensioni sono a rischio, che gli anziani saranno destinati alla solitudine, che una società senza giovani si incarta e non è più in grado di innovare, serve solo a creare ansie, non certo a invertire la direzione.

Ma perché non nascono bambini? Le ragioni sono molte, e pesano sicuramente le difficoltà a trovare casa e occupazione, l’età troppo avanzata in cui si entra nel mercato del lavoro, la scarsità di aiuti alla maternità, una tassazione sfavorevole per le famiglie, insomma, le classiche motivazioni sociali ed economiche. Eppure sono proprio i Paesi ricchi, in cui è garantito un buon livello di vita e di diritti individuali, a non fare figli, mentre i Paesi terzi, l’Africa in particolare, hanno ancora un alto tasso di natalità. Quando il nostro Paese soffriva nell’ultima guerra mondiale, quando trovare di che sfamarsi era un’impresa, i bambini continuavano a nascere, perché c’era la consapevolezza che i figli sono ricchezza, pienezza di vita, sguardo aperto sul futuro. Questa consapevolezza non è più evidente, si è un po’ appannata lungo la strada, nonostante sia inscritta nel corpo e nella psiche, come bisogno profondo, difficile da cancellare.
Ecco, è da qui che qualcuno è partito per promuovere una bella iniziativa: dall’idea che dare la vita dà vita, dalla convinzione che la vita è uno spettacolo di meraviglia e di bellezza, e che bisogna trovare lo spazio e il tempo per tornare a dirlo, anche nelle sedi istituzionali. Una trentina di associazioni cattoliche, dall’Associazione Papa Giovanni XXIII ai Focolarini, dall’Associazione Famiglie numerose al Movimento per la Vita, e tante altre, si sono unite su un obiettivo preciso: chiedere al Parlamento di indire una «Giornata per la vita nascente», come già avviene in altri 11 Paesi nel mondo.

Una Giornata dedicata, per una volta, non a fatti tragici ma al lieto evento per eccellenza, la nascita, e che simbolicamente dovrebbe avere luogo il 25 marzo, data dell’Annuncio a Maria. Un giorno, almeno uno, in cui parlare, nelle piazze, nelle scuole, nelle televisioni e nei giornali, della gioia di essere genitori, fuori da ogni retorica, partendo dalle esperienze concrete, dalle testimonianze, dalle informazioni. Raccontando del rapporto che si instaura tra madre e figlio già nel grembo materno, un rapporto che non si finisce di esplorare, e che è fatto di reciproca (sì, reciproca: anche il figlio “aiuta” la mamma) protezione. Informando i giovani, e in particolare le donne, sui diritti e i benefici previsti per bimbi e genitori, sui servizi per la salute materna e infantile (ma anche sulle inadempienze dell’organizzazione sanitaria), sulle buone pratiche delle amministrazioni pubbliche e di tante imprese private, sul volontariato e le reti di solidarietà e sostegno. Immaginiamo la Giornata per la vita nascente ricca di iniziative locali e nazionali, di feste per i bambini e le famiglie, di racconti e storie, di stimoli e sollecitazioni per amministratori e politici.


Quest’anno si comincia, senza aspettare oltre: sabato 27 marzo ci sarà un pomeriggio di incontri in cui interverranno esperti di demografia e di economia, personaggi della televisione, del cinema, dello sport, ma anche famiglie come tante altre, donne e giovani che racconteranno le loro esperienze, i desideri, i motivi per cui sono a favore della giornata e partecipano all’appuntamento. Si svolgerà tutto online, perché riunirsi in presenza non è ancora possibile, ma in un momento come questo, di paura e fatica, lo slogan porta già una ventata di speranza e ottimismo, ricordando che «Dare la vita dà vita».

Il 27 marzo il primo Festival nazionale
Sarà il primo «Festival nazionale per la Giornata della Vita nascente», promosso da una rete di 32 associazioni (ma le adesioni sono ancora in corso) che raccoglie l’esperienza ecumenica di Modena dove dal 2006 si svolge una «fiaccolata per la vita» ideata da don Oreste Benzi e che ora lancia il «Manifesto per un’iniziativa pubblica per la vita nascente» (testo e adesioni: https: //bit.ly/3rgg0iK), proposta che nasce per raccogliere consensi anche oltre l’ambito dal quale provengono le prime firme, in uno spirito non confessionale: «Crediamo – scrivono le associazioni – nel prestigio e nella preziosità della maternità e della paternità, intendiamo evidenziare i tanti bisogni delle gestanti e ottenere più sostegni verso chi ne ha pochi. Manca oggi da parte della società civile un’adeguata presa di coscienza e una corrispondente sensibilizzazione a favore della vita nascente e dei genitori». La diretta dell’evento il 27 marzo e tutti i materiali informativi su www.festivalvitanascente.org. Contatti: info@festivalvitanascente.org

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