Con il clergy tra i fornelli: «Così il cibo parla di Dio»

Don Pierluigi, autore del libro “La risposta è in cucina”, spiega perché cucinare è una vera e propria "scuola di vita": «Ci aiuta a valorizzare i nostri talenti»
December 25, 2025
Don Pierluigi Plata in cucina
Don Pierluigi Plata in cucina
Prete per scelta, cuoco per passione. Secondo don Pierluigi Plata, sono due facce della stessa medaglia. Sacerdote bresciano, 60 anni, cappellano militare, ha scoperto la vocazione dopo il servizio di leva: «Ho conosciuto tanti giovani in difficoltà, molti con problemi di dipendenza. Allora ho capito che dovevo fare qualcosa». Più o meno lo stesso gli è capitato con il cibo: di fronte alla grande crisi del Covid, ha compreso che non poteva restare con le mani in mano. Meglio metterle in pasta.
«Durante il lockdown, mentre tutti eravamo impegnati a prepararci pane e pizza in casa, ho compreso che cucinare fa bene all’anima – racconta don Pierluigi –. Di più, è una forma di evangelizzazione che porta a Dio. In fondo, chi più di Gesù ha apprezzato il cibo? Basti pensare ad alcuni miracoli, come la moltiplicazione dei pani e dei pesci, e alle cene di cui si parla nelle Scritture: non solo l’Ultima, ma anche quella a casa di Zaccheo».
Tra una ricetta e una pagina del Vangelo, dice don Plata, non c’è poi tutta questa distanza. Per spiegarlo come si deve, ha prima aperto un sito e un canale Youtube, poi ha scritto un libro: La risposta è in cucina. Viaggio tra ricette e stati d’animo. Sulla copertina, un prete disegnato scruta dentro un pentolone da cui si leva una scia di emoticon sorridenti. «Oggi cerchiamo tutti risposte su un motore di ricerca, che te le fornisce immediatamente, è vero, soprattutto adesso con l’IA – spiega il sacerdote –. Ma sono risposte teoriche, effimere. Invece cucinando trovi soluzioni pratiche e concrete, perché impasti e ti sporchi le mani. Un’attività che ti trasforma. Magari prima sei nervoso, ma poi, dopo aver preparato un piatto, ti accorgi di aver cambiato faccia. La cucina porta benefici tangibili sullo stato d’animo, dà fiducia in se stessi e di conseguenza aiuta a stare bene. Cucinando metti a frutto i tuoi talenti, non li sotterri».
Dalle ricette don Plata attinge un ricco menu di metafore, lezioni di vita, addirittura spunti di possibile integrazione. «A me piace preparare i baci di dama, che per stare uniti hanno bisogno della cioccolata. Ecco, i fidanzati sono così: se non c’è l’amore a tenerli insieme si allontanano e diventano fragili, come le due cialde. Adoro anche le polpette: chi ha detto che si fanno con gli scarti? Si possono utilizzare anche carne scelta e buon formaggio. Qui mi piace accennare alla peccatrice del racconto evangelico. Chi lo dice che lo sia? Sono pregiudizi. Così come le polpette contengono cura e amore per chi le mangerà, anche la peccatrice può nascondere qualità insospettate. Infine, sushi e kebab. Che grande insegnamento possono regalarci. Perché sono specialità che vengono dai Paesi d’origine di molti migranti. Andate a mangiare da loro e poi li discriminate? Se apprezzi questi cibi, devi apprezzare anche chi te li ha portati».
Nel libro c’è questo e molto altro. Con un’avvertenza al lettore: La risposta è in cucina non è l’ennesimo manuale, bensì un percorso spirituale. Basta un dettaglio per non confondersi: don Plata non indossa né cappelli da chef né improbabili grembiuli. «Cucino sempre in clergyman. Perché prima di tutto sono un prete».

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