giovedì 10 luglio 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
​Nel 2011, Barack Obama promise che avrebbe concesso contraccettivi e pillole del giorno dopo gratuite a tutti gli americani. Non aggiunse però che non sarebbe stato il suo governo a regalarle, bensì i datori di lavoro statunitensi. Dopo tre anni di vane richieste di esenzione da parte delle istituzioni religiose americane, più di cento cause e varie settimane di preghiera e mobilitazione per la libertà religiosa nelle diocesi cattoliche, in una sola settimana la Corte suprema Usa ha riaffermato senza equivoci la supremazia del principio dell’obiezione di coscienza per motivi religiosi nella società statunitense. I due pronunciamenti del massimo tribunale costituzionale Usa pochi giorni fa ribadiscono che la libertà di esprimere e praticare la propria fede senza intrusioni governative, salvo per motivi di sicurezza nazionale, si estende agli individui come alle organizzazioni, siano queste esplicitamente religiose o laiche, con o senza scopo di lucro. C’è da aspettarsi che il precedente scatenerà una valanga di richieste di esenzioni da norme che violano i valori spirituali di vari gruppi – e sta già accadendo. Ma molti si augurano soprattutto che la Casa Bianca in futuro rivolga maggiore attenzione ai commenti e alle critiche del mondo religioso in fase di discussione di nuove norme.
La Corte Suprema si è espressa due volte: una sentenza che entra nel merito di un caso giudiziario, e un’ingiunzione che si limita a sospendere l’applicazione di una legge nei confronti di un’università cristiana. La prima è la decisione della maggioranza dei nove togati, raggiunta con cinque voti a favore e quattro contrari, che la catena di negozi per l’artigianato e il bricolage Hobby Lobby è protetta dalle leggi federali che difendono la libertà religiosa. Hobby Lobby è stata fondata in Oklahoma dai coniugi Green, che la gestiscono come impresa strettamente familiare insieme ai loro figli. I Green si definiscono devoti cristiani e considerano un dovere fornire ai loro 18mila dipendenti un’assicurazione sanitaria gratuita. Ma quando la riforma voluta dal presidente in carica, nota come Obamacare, ha chiesto loro di aggiungere al pacchetto assicurativo quattro farmaci considerati abortivi, si sono rifiutati. L’Amministrazione ha allora minacciato multe per 1,8 milioni di dollari al giorno. Non godendo della deroga di un anno all’applicazione della legge che il governo ha concesso alle entità religiose, la famiglia Green è stata la prima a rivolgersi a un giudice e la prima a vedere la sua causa approdare alla Corte suprema. Che ha dato loro ragione. «La legge sulla tutela della libertà religiosa si applica anche alle attività di aziende private e familiari a scopo di lucro. Il mandato contraccettivo del ministero per la Salute rappresenta un fardello sostanziale all’esercizio religioso», ha scritto il giudice Samuel Alito a nome della maggioranza, aggiungendo che «il governo non è riuscito a dimostrare che l’obbligo di fornire contraccezione è il metodo meno restrittivo di soddisfare un suo legittimo interesse» (di fornire contraccezione gratuita, ndr). È la prima volta che la Corte esprime un’interpretazione così ampia del diritto all’esercizio della libertà religiosa, che avrà profonde implicazioni per la società americana. Lo dimostra l’ingiunzione emessa dagli stessi togati pochi giorni dopo. Senza entrare nel merito della causa, che non ha ancora esaurito il suo iter, la Corte ha proibito al governo americano di imporre a Wheaton College, università cristiana interconfessionale dell’Illinois, l’obbligo di fornire farmaci abortivi ai suoi circa 3.000 studenti e 500 dipendenti. In questa circostanza, come in quella analoga dello stop ottenuto dalle Piccole sorelle dei poveri a gennaio, il riconoscimento dell’obiezione di coscienza si spinge ancora più in là.
Infatti sia Wheaton College che le Piccole sorelle, che gestiscono una serie di case di riposo per anziani indigenti, sono enti di ispirazione religiosa e senza scopo di lucro ai quali l’Amministrazione aveva proposto un "compromesso". Invece di pagare direttamente pillole e metodi abortivi, potevano chiedere al loro assicuratore di farsi carico dei costi. Ma le Little Sisters, il college dell’Illinois e un centinaio di diocesi, università e ospedali nella stessa posizione, hanno detto no. Trasferire il fardello morale al loro assicuratore, che di solito è un’entità religiosa o non esiste, nel caso di enti "auto-assicurati", non elimina la violazione dei loro principi religiosi, com’è stato fatto notare. Anche stavolta la Corte suprema si è trovata d’accordo.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: