giovedì 7 dicembre 2023
Con i 55 interventi realizzati nel 2023 dell’équipe di Tomaso Bottio (padovano, ma barese di adozione) il Policlinico pugliese supera il primato di Pavia. I "segreti" di un metodo che fa scuola
Tomaso Bottio con la sua équipe al Policlinico di Bari

Tomaso Bottio con la sua équipe al Policlinico di Bari

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La Puglia batte il record dei trapianti di cuore. E dimostra così che anche al Sud, con professionisti di eccellenza e passione, la sanità pubblica può fornire servizi di alta qualità. I dati in controtendenza arrivano dal Policlinico di Bari: 55 i trapianti di cuore del 2023, il doppio rispetto al 2022, e al di sopra del dato record italiano dal 2000 a oggi, raggiunto dal Policlinico di Pavia (con 51 trapianti nel 2004). A eseguire gli interventi un’équipe di professionisti pugliesi, guidati dal 55enne Tomaso Bottio, padovano, da un paio di anni trasferito al Sud per dirigere l’unità di cardiochirurgia del policlinico barese. «Qui sono diventato più meridionalista di tutti », premette prima di spiegare come sia possibile raggiungere risultati così alti, nonostante al Sud il numero dei donatori sia molto basso. Tanto per chiarire: la Lombardia ha 350 donatori l’anno, ma fa meno trapianti della Puglia con un centro solo. «Se c’è la disponibilità degli operatori ad andare a prendere l’organo, ovunque si trovi, si possono raggiungere questi risultati. Su 55 trapianti, 23 appartengono a donatori del Nord, 16 fuori dalla Puglia e 3 dall’estero: ciò vuol dire che quest’anno abbiamo preso un aereo 42 volte», precisa Bottio, 150 trapianti alle spalle, 80 dei quali effettuati negli ultimi 20 mesi a Bari. Ma il percorso per arrivare alla sala operatoria e salvare la vita a un paziente non è affatto semplice.

«Per definire un organo idoneo – spiega Bottio – vengono eseguiti diversi esami sulla funzionalità, la presenza di infezioni virali e batteriche e stabilire così il livello di rischio. Poi l’organo viene accettato anche relativamente alle condizioni del proprio ricevente: se si ha un paziente di 70 anni va bene un organo di un donatore coetaneo, ma se il ricevente ne ha 36 posso accettare un organo di un 70enne solo se il mio paziente rischia di morire nelle prossime 24 ore». In questi casi, velocità e disponibilità segnano la differenza tra la vita e la morte. « In passato la maggior parte degli utenti del Sud andava a farsi inserire in lista per trapianto di organo nei centri del Nord che avevano un più alto volume di trapianto del cuore. Ora riusciamo a trapiantare molto rapidamente gli utenti che mettiamo in lista ogni anno, abbiamo meno di 30 pazienti in attesa». Non solo: «Sono 18 i pazienti non pugliesi che hanno eseguito un trapianto cardiaco d'urgenza nel nostro Policlinico – precisa il direttore generale Giovanni Migliore –. Abbiamo un tempo medio in lista di attesa di 62 giorni, rispetto a una media nazionale di oltre 18 mesi». Intanto si punta a nuovi traguardi. «Grazie a un progetto finanziato con il Pnrr, e il sostengo economico di Policlinico di Bari e Centro regionale trapianti – anticipa Bottio –, potremo utilizzare un sistema di trasporto degli organi a temperatura controllata e geolocalizzabile. Ma la sfida più grande è quella di incentivare alla donazione: solo così potremo dare un futuro e salvare la vita a un paziente che ha bisogno di un trapianto di cuore».

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