giovedì 18 giugno 2020
Un nuovo Rapporto del Gruppo bioetico costituito dall'Istituto superiore di sanità chiarisce i criteri di giudizio indispensabili nelle sperimentazioni in corso nei laboratori di tutto il mondo
Pandemia & ricerca: ci vuole un "codice etico" anche in emergenza
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Con la pubblicazione del Rapporto «Etica della ricerca durante la pandemia di Covid 19: studi osservazionali/epidemiologici» si chiude la serie dei documenti prodotti dal Gruppo di lavoro Bioetica Covid 19 dell’Istituto superiore di sanità. Un tema «cruciale per l’Istituto» spiega nella prefazione Carlo Petrini, coordinatore del Gruppo di lavoro nonché direttore dell’Unità di bioetica e presidente del Comitato etico dell’Iss, perché «include due ambiti in cui l’Istituto ha un ruolo centrale non solo nel panorama nazionale: la ricerca e le azioni per contrastare la diffusione delle malattie». È proprio grazie alla ricerca, infatti, che è possibile dare programmazione e attuazione agli interventi specifici contro le malattie.
Ma la ricerca osservazionale, e in particolare epidemiologica, oltre a rispondere a criteri rigorosi di scientificità a partire dai requisiti di validità e valore, «necessita di particolari cautele sotto il profilo dell’etica». L’emergenza sanitaria ha aumentato i nuovi studi, clinici e non clinici, di ogni tipologia. Ma mentre le sperimentazioni cliniche sono regolate da norme specifiche, gli studi di altro tipo – si sottolinea nel documento – non sono governati da un assetto normativo specifico e dettagliato, e per questi si fa riferimento prevalentemente a documenti di cosiddetta “soft law”: dichiarazioni, codici deontologici, convenzioni, linee guida. Mancando quindi riferimenti determinati, spesso i Comitati etici tendono ad applicare a queste sperimentazioni i criteri previsti per le sperimentazioni cliniche. E se questo, da un lato, può essere elemento di garanzia, dall’altro rischia di essere un intralcio dannoso. La necessità della ricerca in emergenza resta quella di coniugare la rapidità col rigore scientifico.
In questa finalità e contesto il Rapporto, lungi dal voler scrivere nuove norme e procedure per i ricercatori impegnati nello studio Sars CoV 2, o ai Comitati etici impegnati nella valutazione delle ricerche osservazionali/epidemiologiche condotte in emergenza – che, si evidenzia, «devono essere sviluppate e adottate secondo i dovuti percorsi istituzionali» –, propone invece alcune considerazioni «con l’auspicio che possano essere di aiuto a chi programma, valuta, esegue o partecipa a ricerche».
Il testo prende l’avvio dall’esame dei tipi di ricerca e dal richiamo ai valori etici della ricerca in sanità pubblica, per soffermarsi sul ruolo dei Comitati etici e sull’analisi del consenso informato, per chiudere, anche in questo caso, con l’importanza della condivisione dei dati in emergenza. (E.V.)

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