I “segreti” dell’hospice di Giussano, primo nella classifica nazionale
L’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali (Agenas ) ha designato la struttura brianzola come la prima struttura pubblica in Italia per prestazioni fornite nella cura della sofferenza: «Qui come in tutti gli hospice uccidiamo il dolore, non certo i malati»

«Dobbiamo uccidere il dolore, non il paziente»: così Matteo Beretta, direttore della struttura complessa di cure palliative di Asst Brianza e dell’hospice di Giussano, dice ad Avvenire, dopo che proprio questo presidio sociosanitario è stato confermato, da parte dell’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali (Agenas ), quale prima struttura pubblica in Italia per numero di ricoveri, nell’ambito delle cure palliative: 516 i ricoveri nel 2024, per un totale di 5710 giornate di cura.

Come ogni hospice, quello di Giussano eroga prestazioni socio-sanitarie a favore di persone nella fase terminale della vita, affette da patologie ad andamento cronico ed evolutivo, per le quali non esistono terapie utili ai fini della stabilizzazione della malattia, o di un suo prolungamento significativo. Varcato l’ingresso, i volontari di Arca (l’associazione di volontariato che da sempre sostiene l’hospice), con la loro divisa arancione, introducono non in un luogo di cura “pesante” ma in quello che a qualcuno potrebbe sembrare un hotel molto accogliente.
«La parola “Accoglienza” è la guida e lo standard di riferimento per ogni operatore, dal medico all’infermiere, dallo psicologo a ogni ausiliario – dice Beretta – un modo positivo di porsi verso i pazienti, le famiglie, chi bussa alla nostra porta. Metterci in ascolto, consapevoli che i nostri ospiti stanno vivendo un percorso difficile della loro vita. Questo è uno dei pilastri che contraddistingue la nostra struttura, che dispone di 19 posti letto». È lo stesso personale a confermare l’importanza di condividere con pazienti e famiglie questa esperienza, al di là delle differenti fedi, visioni della vita e convinzioni, accogliendo ogni vissuto con il massimo rispetto. «Rispetto – aggiunge il primario –che significa “porsi di fronte” all’altro e alla sua storia, e che passa attraverso qualcosa di innovativo, per qualcuno anche sorprendente: trasformare un luogo che dal di fuori viene considerato “di morte”, come luogo “di vita”. Ecco il perché della bellezza anche architettonica e strutturale del nostro presidio: il verde che circonda la struttura, le stanze dei pazienti (camere d’albergo con tv, forno microonde, possibilità di utilizzo dei nuovi mezzi tecnologici, letti e poltrone) dove la famiglia ha l’opportunità di vivere l’intera giornata in comunione e riservatezza, nella consapevolezza che ogni attimo è un grande dono, pur nella vulnerabilità di ogni esistenza.

«In questo cammino di servizio al prossimo, cioè a “chi ti sta vicino in quel momento” – aggiunge Beretta – anche gli spazi hanno una loro fondamentale importanza. Anche se le fatiche non mancano e le lacrime nemmeno, qui i musi lunghi sono rari e le facce tristi pure. Cerchiamo, pur nei nostri limiti, di “farci uno” con l’ammalato e i familiari. Preziosa è la presenza del volontariato: i camici arancioni di Arca, i clown di Sorridimi, i grandi amici di Cancro Primo Aiuto. Il nostro è un reparto che affonda le radici nel pensiero di Cicely Saunders, la donna straordinaria – infermiera, medico, assistente sociale e tanto altro ancora – che negli anni Sessanta del Novecento ha dato il via agli hospice e alle cure palliative moderne. Non è vero che l’unica soluzione alla sofferenza nella fase finale della vita, alla solitudine nel dolore, sia il ricorso all’eutanasia: questa è una tragica, scellerata menzogna. Ogni essere umano ha invece il diritto a essere accudito e assistito, fino all’ultimo istante. Le cure palliative dicono: sono qui per te, e non ti lascerò solo. Questo impegno passa dal Sistema sanitario nazionale, chiamato a fornire risposte adeguate alla domanda di cura, come prevede la stessa legge 38/2010 sul diritto ad accedere alle reti di cure palliative e terapia del dolore. Non ultimo è determinante riaffermare una cultura “della vita” contro la “cultura dello scarto”: chi è fragile e sofferente va curato, non eliminato per legge. Dobbiamo metterci in gioco: far sì che questi temi entrino all’interno della società; costruire occasioni di dialogo attraverso le parrocchie, gli oratori, le scuole, nella quotidianità delle persone, in modo che le nostre strutture non vengano più percepiti come spazi di morte, bensì come dimensioni di profonda umanità, di cura e di vita».

Per Michele Sofia, direttore sanitario di Asst Brianza, «più che i numeri, va messa in rilievo la qualità di questo servizio, la cura offerta da un'équipe di alto livello professionale e umano, che opera sul territorio anche con le unità di cure palliative domiciliari e all'interno dei presidi ospedalieri». L’importanza di questo hospice è confermata dal sindaco di Giussano Marco Citterio, che sottolinea la proficua collaborazione con l’Asst e con il volontariato Arca, che da 35 anni è all’interno di questa divisione. L’efficienza dell’équipe diretta dal dottor Matteo Beretta ha avuto un importante riconoscimento da parte di una famiglia che, toccata con mano l’umanità delle cure palliative e la qualità dell’intera struttura giussanese, ha offerto una straordinaria donazione, grazie alla quale l’hospice di Giussano si arricchirà di nuovi spazi a disposizione. È il dottor Beretta a spiegarci la finalità di questo ampliamento: «Lo vedo come un progetto di hospice “in uscita” sul territorio: avremo nuovi uffici, sale e aule in grado di ospitare corsi di formazione, convegni, meeting; spazi dedicati alla ricerca, un’aula conferenza con 200 posti. Le cure palliative sono, come affermava Cicely Saunders, “attitudini e competenze”: e noi vogliamo diffondere questa cultura sul territorio. Giussano può, è e deve essere, la centrale operativa, ma soprattutto il cuore e la mente, che accoglie le fragilità della provincia di Monza e Brianza e di una grande fetta dei territori della grande Milano».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Temi





