Torna la cannabis light, anzi no. Cortocircuito FdI-Governo
Il partito della premier riammette la commercializzazione con una supertassa al 40%. Le opposizioni: ammettono l'errore. Poi la proposta viene ritirata tra polemiche e malumori
Ore di alta tensione tra il quartier generale di Fratelli d’Italia (il partito della presidente del Consiglio) e Palazzo Chigi. Colpa di un emendamento alla manovra, firmato da Matteo Gelmetti, che riammette - per poche ore - la vendita della cosiddetta “cannabis light” rivedendo la stretta introdotta dal decreto sicurezza. La norma pensata dal senatore meloniano prevedeva una super-imposta pari al 40% del prezzo di vendita al pubblico.
La proposta sulle prime ha lasciato spiazzate anche le opposizioni. Le quali non sapevano bene se esultare per una retromarcia politica o attaccare sulla super-tassa. «FdI ammette finalmente che criminalizzare la cannabis light è stato un atto ideologico», commenta a caldo, a caldissimo, il segretario dei Radicali italiani Filippo Blangino.
Ma proprio le sue parole, insieme a quelle di altri esponenti della minoranza, suonano come un campanello d’allarme ai vertici del Governo. Il messaggio prevalente che stava passando, infatti, è che il partito di maggioranza relativa si stava rimangiando una posizione storica contro la vendita della cannabis light.
E allora il gruppo di Fratelli d’Italia al Senato prova a mettere una pezza, con una nota in cui si spiega che «l’obiettivo dell’emendamento è contrastare la diffusione e la vendita di prodotti a base di cannabis light. La proposta - si spiega - non nasconde alcuna volontà occulta di legalizzazione di questi prodotti, come sostenuto da alcuni, ma l'esatto contrario. Sono in corso interlocuzioni con i ministeri competenti per stabilire quale sia la strada migliore per contrastare questo business. La lotta alla droga e ad ogni dipendenza è uno dei capisaldi di Fratelli d’Italia, e la nostra storia e il nostro lavoro lo testimoniano in modo inequivocabile».
Ma non basta. Stava prevalendo una narrazione che al Governo non piaceva. Con l’accusa implicita e aggiuntiva di voler fare cassa su qualcosa che prima si intendeva proibire. Così a sera si annuncia che l’emendamento sarà ritirato.
È forse la primissima circostanza, in 3 anni e più di governo, che la comunicazione partito-esecutivo non ha funzionato. Ne è scaturito un pasticcio.
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