“Diritto di abortire”, l’Europa ci pensa

Audizione pubblica per l’Iniziativa di cittadini europei “My Voice My Choice” che con oltre un milione d firme vuole convincere la Ue a estendere l’accesso agli aborti (dopo aver bocciato i diritti del concepito con Une of us)
December 2, 2025
“Diritto di abortire”, l’Europa ci pensa
Martedì 2 dicembre si è svolta la pubblica udienza al Parlamento Europeo di Bruxelles (Aula Antall) per ascoltare gli organizzatori dell’Iniziativa dei Cittadini Europei (Ice) “My Voice My Choice” (Mvmc), “La mia voce, la mia scelta: per un aborto sicuro e accessibile”.
Registrata il 10 aprile 2024, la Ice ha aperto la raccolta delle firme il 24 aprile 2024 che si è chiusa il 24 aprile 2025, 12 mesi dopo. Il 1° settembre 2025 sono state validate 1.124.513 firme. Primo obiettivo raggiunto, anche meno brillantemente di Uno di Noi- One of Us, la prima e più firmata Ice di sempre, a tutela dell’embrione umano e della sua dignità.
La pubblica udienza, organizzata dalla commissione Femm con la partecipazione della commissione Peti e delle commissioni Deve, Sant e Libe, alla presenza di Hadja Lahbib, commissario europeo per l'Uguaglianza, la Preparazione e la Gestione delle crisi, è uno degli ultimi passi delle Iniziative di Cittadini Europe.
Ma cosa chiede Mvmc? Sostegno finanziario agli Stati membri per effettuare interruzioni di gravidanza sicure per chiunque in Europa non abbia ancora accesso all'aborto sicuro e legale. Perché secondo gli organizzatori «il mancato accesso all'aborto in molte parti d'Europa provoca non solo danni fisici ma sottopone le donne e le famiglie (spesso ai margini della società e prive di mezzi) a un ingiusto stress economico e psicologico».
“My Voice My Choice” chiede di fatto la creazione di un meccanismo di finanziamento a livello Ue per l’aborto, destinato a finanziare l’accesso all’aborto per le donne nell’Unione. Una proposta del genere consentirebbe, ad esempio, a una donna residente in Francia, dove l'aborto è legalmente limitato dopo le 14 settimane, di ricevere un sostegno finanziario dell'Ue per recarsi in un altro Stato membro, come i Paesi Bassi, e sottoporsi a un aborto fino alla 24esima settimana di gravidanza.
Definito «sforzo di solidarietà» dagli organizzatori, che non avrebbe «l'obiettivo di armonizzare le disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri o di interferire con le stesse, ma rientra piuttosto nella competenza di sostegno dell'Ue, conformemente alle norme stabilite dai trattati europei», il contenuto della Ice suscita perplessità in numerosi europarlamentari e membri delle istituzioni, che le hanno espresse anche in occasione della pubblica udienza a Bruxelles, e di varie realtà associative tra cui One of Us.
«L'iniziativa solleva serie preoccupazioni legali e istituzionali, in particolare per quanto riguarda il principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5, paragrafo 3, del Trattato sull'Unione Europea (Tue)» fa presente One of Us. «La politica in materia di aborto rimane di esclusiva competenza nazionale. L'Unione Europea non può legiferare, finanziare o creare meccanismi che possano ignorare o aggirare le leggi sanitarie e i quadri etici nazionali» aggiunge la Federazione europea nell’elencare i limiti di questa Iniziativa che riguarda la cosiddetta “salute sessuale e riproduttiva”.
I mantra dell’Ice, riproposti anche in sede di pubblica udienza, sono i 20 milioni di donne che in Europa non avrebbero accesso a un aborto sicuro, gli studi secondo cui restringere l’aborto non riduce gli aborti; le conseguenze di un aborto come emorragie, danni all’utero, infezioni, infertilità, rimozione dell’utero, morte, avverrebero perché l’aborto non è sicuro; autonomia, autodeterminazione.
La pubblica udienza dalla 9 alle 12, in un’aula piena solo a metà, con il coinvolgimento della Commissione per le petizioni (Peti) e con la partecipazione della Commissione per lo sviluppo (Deve), della Commissione per la sanità pubblica (Sant), della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe), si è strutturata in varie sessioni.
A quelle propriamente istituzionali con l’intervento dei rappresentanti delle Istituzioni europee, sono seguiti gli interventi degli organizzatori di Mymc per presentare l’Iniziativa, quindi c’è stato il tempo delle di domande e risposte di europarlamentari, istituzioni, organizzatori-stakeholders; infine le dichiarazioni conclusive. Un momento di discussione sereno che però non ha chiarito i dubbi sull’Ice.
Già nei saluti istituzionali di Lina Galvez Munoz, Presidente della Commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere (Femm), e di Cristina Guarda, vicepresidente della Commissione per le petizioni (Peti), e nel discorso di apertura della commissaria europea Hadja Lahbib è apparso chiaro il sostegno istituzionale all’Iniziativa abortista.
«Mvmc non è solo sul diritto di aborto – afferma Lina Galvez Munoz che ha moderato l’evento esprimendo piena condivisione e sostegno all’Ice – ma anche sul tipo di Unione Europea che vogliamo costruire. Un’Unione che protegge le libertà individuali, che riduce le ineguaglianze, che assiste i cittadini quando lo necessitano».
«Oggi attendo con grande interesse il dibattito e il confronto che usciranno dall’audizione odierna – ha dichiarato l’europarlamentare italiana Cristina Guarda del Gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea –. Vorrei iniziare con un monito, perché in quest’aula ci sono persone che vengono da diversi background, da diverse storie, che condividono o non condividono le lotte presentate in questa Ice: di aprirci con il cuore a una discussione franca, rispettosa e che riconosca che le istituzioni europee non devono imporre valori ma devono poter consentire alle persone di poter agire in sicurezza nel poter esprimere la propria vita e i propri valori e le proprie scelte. E questo è il compito delle Istituzioni europee”.
Hadja Lahbib, pur simpatizzando per l’Iniziativa perché «porta avanti una questione importante, quella di prevenire gli aborti non sicuri che è una questione di salute pubblica», ha ricordato che la Commissione Europea non ha ancora una posizione su questa Iniziativa: «Siamo qui soprattutto per ascoltare anche gli scambi con gli europarlamentari e gli stakeholder».
Nika Kovaè, coordinatrice del movimento paneuropeo “La mia voce, la mia scelta”, Theo Gauthier, avvocato specializzato in Diritto europeo dei diritti umani, la Annika Kreitlow e l’attivista femminista Sarah Durieux de “La mia voce, la mia scelta”, hanno quindi presentato l’Iniziativa che nasce come risposta alla sentenza americana Dobbs v. Jackson Women's Health Organization che nel giugno 2022 ha annullato Roe vs Wade, lasciando liberi gli Stati di normare la materia senza più riconosere all’aborto lo status di “diritto federale”.
Tra gli interventi delle vicepresidenti di Commissioni invitate appositamente, Abir al-Sahlani, vicepresidente della Commissione per lo Sviluppo, complimentandosi con gli organizzatori per aver «dato un grande supporto al Parlamento» ha affermato che «si potrebbero salvare» tante donne «con un mezzo semplice, l’aborto». Un errore logico, considerato che l’aborto toglie la vita a tante bambine, come un rapporto di Terres des Hommes del 2019 documentava: 45 milioni le piccole non nate tra il 1970 e il 2017 (dossier “Indifesa”). Ma anche Tilly Metz, vicepresidente della Commissione per la Salute Pubblica, non è stata da meno: «Le donne che non possono accedere all’aborto sicuro sono private del loro diritto alla dignità, all’autonomia del corpo, diritto alla salute, sono cittadine di secondo grado», perché «l’aborto è un diritto fondamentale e incontestabile».
Nella sezione dedicata agli europarlamentari ci sono stati vari interventi che hanno espresso dubbi sull’Iniziativa, per la mancanza di democrazia, di rispetto del principio di sussidiarietà, di attenzione ai diritti della donna. Una parte di europarlamentari ritiene che l’aborto non sia un diritto. «L’aborto non è un diritto umano, non è vero e non è protetto dai trattati internazionali», ha detto ad esempio l’europarlamentare Sokol. «Questo tipo di iniziativa è davvero qualcosa che è conseguente alla volontà dei cittadini? O in realtà corrisponde alla volontà di qualche grande ricco che dal mondo finanzia questo tipo di iniziative? – ha chiesto nel suo intervento l’europarlamentare Paolo Inselvini, di Fratelli d’Italia, Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei –. Perché basta cercare un attimo su internet per vedere che le associazioni che hanno sostenuto questa iniziativa sono state lautamente sponsorizzate in questi anni da personaggi come George Soros e Bill Gates. Parliamo di circa 60 milioni di dollari investiti in pochissimi anni per fabbricare consenso, per cambiare e modellare le menti degli europei e di tutto il mondo. Come gruppo Ecr, inoltre, ripetiamo con chiarezza che l'aborto è e deve restare di competenza nazionale e un'eventuale decisione della Commissione Europea di procedere oltre con questa iniziativa sarebbe un atto politico consapevole e gravissimo su una materia che non rientra nelle competenze dell'Ue e che quindi tradirebbe i Trattati». Il «punto principale» secondo Inselvini è «il diritto alla vita, che è il primo diritto fondamentale. L'Europa deve difendere questo diritto prima di tutto perché ogni bambino e ogni bambina hanno diritto a nascere e a vivere. Il diritto alla salute delle persone viene tutelato se noi tuteliamo i più fragili, i più deboli, e in questo caso sono i bambini. Non possiamo mettere l'uno contro l'altro le donne e gli uomini. Dobbiamo tutti cooperare con amore per cercare davvero di vivere nella pace. Ma con questo tipo di iniziative è molto più difficile» ha detto ancora l’eurodeputato invitando i sostenitori dell’Ice a fare insieme «una campagna per garantire sostegno economico e psicologico a tutte le donne e famiglie in difficoltà, per garantire il diritto alla vita», dopo avere ricordato l’Iniziativa One of Us che aveva raccolto oltre 1,7 milioni di firme.
Margarita De La Pisa Carrion, di Vox Spagna, madre di 9 figli e membro della Commissione Femm, ha sottolineato come «lo spirito della democrazia è poter sostenere posizioni distinte. Ice parla di Paesi che non hanno l'aborto libero come voi proponete. Un aborto senza limiti di tempo, senza informazione previa e senza diagnosi, gratuito, anche a minorenni senza l'autorizzazione dei genitori. Credo che pochi paesi nella Ue appoggerebbero l’aborto a queste condizioni. E soprattutto si pretende che sia la Commissione, violando la sovranità, a garantire che si pratichi l'aborto all'estero finanziato dai soldi dei contribuenti. Questa banalizzazione dell'aborto non fa che alimentare la paura nei confronti della maternità e fa sì che le donne siano costrette a prendere decisioni dolorose senza una piena consapevolezza. Banalizzare l'aborto porta la società verso un abisso dove la vita non vale nulla». Dietro la mobilitazione ci sarebbe a suo avviso «un finanziamento da parte di alcune organizzazioni a scopo di lucro come Planned Parenthood. Credo che sia evidente il conflitto di interessi. E poi c’è un ruolo della Commissione Europea. Chiedo se questa non sia una violazione del principio di neutralità che dovrebbe valere per l'utilizzo dei fondi europei. I diritti delle donne sono quelli di essere protette nel momento più vulnerabile della vita di una donna, la gravidanza” ha detto la parlamentare spagnola che in conclusione ha invitato i promotori ad utilizzare la loro energia “per appoggiare le donne, la maternità, perché le donne siano appoggiate dagli uomini e dalla società. Noi tutti abbiamo una responsabilità pubblica».
Tra le dichiarazioni finali degli organi consultivi dell'Ue meritano di essere menzionati quella di José Antonio Moreno Diaz, relatore del parere d'iniziativa del Comitato economico e sociale europeo (Cese) che oltre a ringraziare Mvmc per «lo sforzo civico e sociale» per realizzare «la Ue che vogliamo», sostiene «pienamente e assolutamente questa iniziativa.
Ma cosa succede adesso? Una Ice, se ascoltata o accolta, contribuisce a definire l’agenda politica europea, quindi soprattutto quando si occupa di temi complessi sensibili, profondamente rilevanti bisognerebbe procedere con la massima attenzione, ancora di più quando la materia trova una forte differenza normativa tra stati. I prossimi appuntamenti di Mvmc sono il 18 dicembre alla seduta plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo, dove vi sarà un dibattito sulla Ice My Voice My Choice, una possibilità che non fu concessa all’iniziativa più firmata di sempre, One of Us.
Infine si attende la risposta formale della Commissione Europea che dovrebbe arrivare verso marzo 2026, con l'eventuale azione che eventualmente intenderà proporre in risposta all'iniziativa e i motivi della decisione di agire o no.
Dietro Mvmc ci sono 254 organizzazioni che sostengono l'Iniziativa. Grazie a un’analisi fatta da One of Us si è scoperto che 51di queste in 21 Paesi hanno ricevuto finanziamenti, le altre sono troppo piccole o non sufficientemente trasparenti. Di queste 51, 19 ricevono finanziamenti dall'Unione Europea e 20 dalla Open Society Foundation-Osf. L'iniziativa è rappresentata da Nika Kovaè, a capo dell'Istituto 8 marzo. Questa organizzazione, fa presente One of Us nel suo studio, ha ricevuto 355.000 dollari dalla Open Society Foundation tra il 2021 e il 2023. Ha inoltre ricevuto il sostegno dell'International Planned Parenthood Federation. La sua filiale europea, l'Ippf European Network, ha ricevuto più di 3,2 milioni di euro dall'Unione Europea (2022-2025), 46 milioni di dollari dalla Fondazione Gates (2005-2024) e quasi 3 milioni di dollari dalla Open Society Foundation (2018-2023).
L'Ippf è una lobby molto attiva all'interno delle istituzioni nazionali ed europee: il Forum Parlamentare Europeo su Popolazione e Sviluppo, ribattezzato EPF per i Diritti Sessuali e Riproduttivi nel 2022. Questa organizzazione è guidata da Neil Datta dal 2000. L'Unfpa è uno dei principali finanziatori dell'Epf, con oltre 980.000 euro erogati nel 2023. Le lobby pro-aborto di Bruxelles ricevono sussidi dalla Commissione Europea nella forma di “sovvenzioni operative”. L'Ippf, continua One of Us, riceve 919.101,60 euro dalla Commissione Europea per il 2025. Tra il 2019 e il 2023 l'Ippf e la Lobby Europea delle Donne hanno ricevuto un totale di 6.945.159 euro dalla Commissione Europea. «In questo modo la Commissione sta creando una società civile artificiale che non esisterebbe in queste proporzioni senza il denaro pubblico. – fa notare la Federazione One of Us –. Ciò crea un'enorme distorsione rispetto alle ong che difendono la dignità umana e sostengono le donne che vogliono portare avanti la gravidanza».
Non si può non ricordare la prima Iniziativa Popolare Europea, One of Us, Uno di Noi, lanciata nel 2013, che ha visto la validazione di 1.721.626, sulle oltre 1.800.00 mandate. Un risultato sorprendente tenendo conto di alcuni fattori che vale la pena confrontare con la Ice My Voice My Choice. Innanzitutto, Uno di Noi è stata la prima iniziativa presentata (la registrazione è stata l’11 maggio 2012) e insieme alle altre di quel periodo, ha dovuto affrontare tutte le incognite e le difficoltà della prima volta. Mentre My Voice My Choice ha trovato un metodo già ben rodato. È interessante inoltre vedere i finanziamenti delle due Iniziative. 159.000€ circa i finanziamenti a One of Us. Mvmc al 18 agosto 2025 ne aveva ricevuti 923.028,42, provenienti da numerosi sponsor privati non specificati e da alcune fondazioni.
L'iniziativa Uno di Noi riguardava la tutela giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell'integrità di ogni essere umano fin dal concepimento. Il suo obiettivo principale era porre fine ai finanziamenti dell'UE alle attività che coinvolgono embrioni umani, in particolare nella ricerca, nella sanità pubblica e negli aiuti allo sviluppo.
Nonostante tutti questi aiuti economici e di risorse umane, nonostante le numerose associazioni, nonostante il tema di Mvmc sia mediaticamente veicolato come politically corretc e sostenuto, le firme raccolte sono state molte meno rispetto a One of Us.
La Commissione Europea, allora, ha deciso di non effettuare la revisione legislativa richiesta poiché riteneva appropriato il quadro legislativo esistente.

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