Cure palliative e sedazione: così si salva la dignità di chi soffre
Le questioni etiche, giuridiche e sanitarie che si presentano nelle scelte di fine vita vanno affrontate avendo a cuore la dignità delle persone. Che si tutela con scelte cliniche decisive

Sul fine vita si affacciano problemi e aspetti di vario genere: medico, filosofico, giuridico, sociale, culturale. Un panorama complesso in cui un aspetto non può prescindere dall’altro e tutti si ritrovano nella dignità della persona che non va lasciata sola nel momento della sofferenza e della conclusione della vita.
Nell’assistenza sanitaria si affaccia il problema della proporzionalità delle cure e della libertà della persona, fatta esclusione del suicidio di cui va riconosciuta la possibilità ma non certo un diritto che la società sia tenuta a tutelare. È invece ammessa la sedazione con la soppressione temporanea della coscienza per evitare al malato dolori insopportabili (come Pio XII nel 1956 osservò parlando all’Associazione Medici cattolici), anche se ciò dovesse accelerare la fine della vita. Questa posizione non è cambiata nei recenti documenti della Chiesa (mi riferisco a quelli della Pontificia Accademia per la Vita, in particolare alla “Nuova Carta degli operatori sanitari” del 2016), con esclusione di ogni forma di eutanasia. Questa posizione della Chiesa rimane anche dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 242del 2019, come si rileva dal documento della Consulta scientifica del Cortile dei Gentili approvato il 14 marzo 2024. È importante notare che nella citata sentenza della Corte costituzionale si afferma che l’aiuto al suicidio resta un reato, anche se non punibile in alcuni casi.
I problemi del fine vita possono essere visti come le facce di una piramide a base triangolare.
C’è una faccia sanitaria, rappresentata dalle cura delle malattie o dai traumi che hanno portato la persona a condizioni non riparabili e alla vicinanza della fine. In queste condizioni l’alleviamento delle sofferenze e la vicinanza alla persona restano ciò che si deve fare sia in famiglia che in una struttura sanitaria. A questo riguardo va richiamato il significato e l’importanza delle cure palliative quando le condizioni di salute sembrano non dare alcuna speranza, e allora l’alleviamento delle sofferenze, insieme con la vicinanza alla persona, debbono ispirare gli interventi e i rapporti con la persona che possono attuarsi con le cure palliative. Esse non debbono segnare la fine dei rapporti con la persona anche quando non manifestasse segni di coscienza. A questo riguardo va sottolineata l’importanza del medico palliativista e l’opportunità – quando sia possibile – che le cure si effettuino in famiglia. La legge 38 del 2010 sulle cure palliative prevede questa possibilità, ma il 38% delle Asl è privo di équipe che si occupi di cure palliative.
C’è poi una faccia culturale, che afferma il valore della persona, anche in condizioni di infermità e debolezza. Essa va tutelata con ogni intervento sanitario possibile. Nello stesso tempo va affermato e favorito il lenimento della sofferenza, come avviene con le cure palliative, anche se dovessero provocare un’accelerazione del momento della fine. Sulle cure palliative va sviluppata una cultura, anche perché è frequente un duplice fraintendimento: che si debbano attuare solo in strutture specializzate (come gli hospice) e non anche in famiglia (ove possibile); e che precludano qualunque forma di comunicazione o presenza. Due equivoci che vanno evitati.
C’è infine una faccia etica che deve restare sullo sfondo delle altre due facce: essa è data dal rispetto del paziente, dal suo coinvolgimento nelle cure, dalle responsabilità, dall’umanità del personale sanitario e dal rapporto con i familiari del paziente stesso.
Nei vari interventi possibili nel caso di morte assistita, per quello che ha previsto dalla Corte costituzionale, restano gli impegni e le attenzioni connesse con l’esercizio della professione sanitaria in cui il rapporto umano con le persone è alla base di ogni intervento.
Don Fiorenzo Facchini è teologo e paleoantropologo Bologna
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