sabato 15 luglio 2023
L'estate 2023 segna ii rilancio della chiesa di San Giacomo, scrigno di opere d'arte in un centro montano fiero delle sue radici. Lo storico Gregori: un percorso culturale che fa parlare il passato
La chiesa di San Giacomo a Varallo Sesia

La chiesa di San Giacomo a Varallo Sesia

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La Valsesia è meta in queste settimane di turisti, villeggianti che, innamorati del Monte Rosa e del verde di queste terre scoprono, con la quiete delle montagne, le bellezze artistiche, la vita culturale, le tradizioni di Comuni con la loro storia, il ricco patrimonio religioso.

Sino al 23 luglio arrivare a Varallo Sesia vuol dire anche essere fra i protagonisti della 47esima edizione dell’«Alpàa», nome che deriva dalla fusione dei termini “mercato” e “alpeggio”, in dialetto locale, con decine di iniziative. Con il Sacro Monte e alcune chiese cittadine tutta da scoprire, il tesoro che si propone ai visitatori più attenti è però la chiesa di San Giacomo.
Don Roberto Collarini, il parroco, conferma che è questa la parrocchiale storica di Varallo, strettamente legata alla Confraternita della Santissima Trinità. Costruita a picco sul torrente Mastallone, le sue origini risalgono al 1361 per un legato testamentario di Bertaglione di Varallo. Negli anni, grazie alla confraternita e ai lasciti della famiglia D’Adda, questo luogo di culto si amplia. E nel nome di san Giacomo Maggiore, protettore del cammino, accanto alla chiesa sorgono uno spedale e un dormitorio per accogliere e curare i pellegrini che dal nord Europa sono diretti a Roma. Un luogo che nei secoli diventa il centro di cura di tutta la valle: è l’ospedale che sino a metà degli anni Ottanta era il punto di riferimento sanitario per migliaia di abitanti della Valsesia.

Fino al 1707 Varallo era parte integrante del ducato di Milano, la vita religiosa era legata alla grande diocesi milanese e, come ricorda lo storico Gianmario Gregori, esperto e appassionato conoscitore delle vicende religiose locali, san Carlo Borromeo più volte venne in visita pastorale in queste terre, entrando nelle chiese di questa terra, inclusa quella dedicata a San Giacomo. È don Collarini a ricordare che, con la Confraternita, nei secoli a garantire e migliorare il prezioso patrimonio storico contribuisce con generosità e sensibilità tutta la comunità di Varallo. I turisti e i fedeli possono ammirare un organo del Seicento recentemente restaurato. Tutta di legno intarsiato è la sagrestia, risalente al Cinquecento, fra le più interessanti di tutta la Valsesia. Percorrendo le navate tutta da ammirare è la Cappella del Rimedio, detta anche della Mercede o del Riscatto, con una «Incoronazione di Maria» dipinta da Melchiorre D’Errico. Sulla parete di fondo c’è l’icona della Santissima Trinità raffigurante l’Incoronazione della Vergine tra il Cristo e il Padre, scultura in legno dorato degli anni 1675-1676 di Gaudenzio Sceti e Antonio Fontana.

E ancora, ecco la cappella di San Benedetto edificata nel 1642 raffigurante la Madonna con a lato San Benedetto e San Francesco. Alla comunità locale è particolarmente cara la cappella del Crocifisso, dove è venerato un grande Cristo in croce di cartapesta. La tradizione vuole che questo prezioso segno religioso fosse stato trasportato a Varallo dalla piena del torrente Mastallone sul finire del 1600. Venerato nella chiesa di Fobello, centro distante una ventina di chilometri, dopo che la furia delle acque distrusse completamente l’edificio religioso, il Crocifisso fu ritrovato intatto da alcuni fedeli di Varallo. Da allora viene portato in processione per chiedere la pioggia. «Arrivare a Varallo nella seconda metà di luglio – aggiunge Gregori – è anche scoprire il volto culturale, i musei, il mercato, la tradizione artigiana, i concerti, gli spettacoli che Alpaà propone per questa edizione 20023». Una tradizione che attende estimatori.

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