sabato 26 aprile 2025
Il senso dell’ultimo abbraccio tra i ragazzi e il Papa che li ha presi sul serio. Nel 2022 l’incontro in piazza San Pietro con i giovanissimi: «Voi avete quello che noi adulti abbiamo perso: il fiuto»
Adolescenti a Roma per il Giubileo

Adolescenti a Roma per il Giubileo - Agenzia Romano Siciliani

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L’incontro e il dialogo tra i giovani delle ultime generazioni e il Papa ha preso forma compiuta nelle Giornate mondiali della Gioventù. L’invenzione geniale di Giovanni Paolo II è stata accolta e arricchita con i propri contributi originali sia da Benedetto XVI che da Francesco. Ogni Papa si è inserito in questo dialogo ininterrotto con i giovani portando il proprio pensiero, il proprio sguardo e anche il proprio cuore, raccogliendo il testimone da chi l’aveva preceduto e proseguendo il cammino, in una crescita continua. I giovani di tutte le generazioni coinvolte hanno sempre capito di avere a che fare con un Papa che – prima di avere delle cose da dire – voleva innanzitutto ascoltarli, capirli, comprenderli, amarli.

Ci sono momenti che hanno segnato la storia di intere generazioni di giovani credenti. Dalla veglia con Giovanni Paolo II a Tor Vergata, con quelle sue parole indimenticabili – “In realtà è Gesù che cercate quando sognate la felicità...” – al diluvio torrenziale e spaventoso che ci colse a Cuatro Vientos, Madrid 2011: memorabile l’immagine di Benedetto che rimase con noi sotto la pioggia battente, bagnato fradicio dalla testa ai piedi. Fino alla potenza dell’espressione di Francesco a Lisbona: Todos, todos, todos! Le Gmg sono diventate l’appuntamento – nel senso inteso da Antoine de Saint-Exupéry nel Piccolo Principe – tra il Papa e i giovani, grazie al quale hanno continuato a parlarsi e incontrarsi, come amici che si vogliono bene, che magari non si capiscono sempre e non sono sempre d’accordo su tutto ma che si incontrano e si ascoltano volentieri.

Un gruppo di giovanissimi a Roma per il Giubileo

Un gruppo di giovanissimi a Roma per il Giubileo - Agenzia Romano Siciliani

Giovanni Paolo, Benedetto e Francesco sono tre Papi che – ciascuno a modo loro – hanno preso l’iniziativa di incontrare e di entrare in dialogo con i giovani del proprio tempo. Senza preoccuparsi troppo se sarebbero stati tutti, o semplicemente tanti, o forse pochi; e nemmeno se sarebbero stati credenti ferventi, più o meno canonicamente regolari, o del tutto atei. L’importante era esserci: con loro e per loro, il resto veniva da sé. Anche papa Francesco, irresistibilmente attratto da qualsiasi periferia, ha dato un ritmo del tutto particolare a questo processo e ha lasciato la sua impronta. Ha visto nei giovani del nostro tempo una frontiera verso cui spingersi e alla quale trascinare la Chiesa intera. Tutti i giovani. Todos, appunto.

Non intendo la parola “periferia” al modo delle analisi sociologiche o secondo il significato più comune, per cui il termine è già penalizzante e svalutante. Ma nel senso di Francesco: propriamente come luogo teologico. Perché nello spazio e nella storia della periferia Dio ama rivelarsi. E poi ancora nel senso ecclesiale: cioè come l’indicazione di una traiettoria che la Chiesa è chiamata a percorrere quando esce dal proprio ovile. Il punto di arrivo è quello più lontano. Proprio lì c’è il Signore! I giovani sono questo: luogo di rivelazione e punto di attrazione della corsa missionaria della Chiesa. «Qualcuno pensa che sarebbe più facile tenervi “a distanza di sicurezza”, così da non farsi provocare da voi – disse ai giovani riuniti nell’incontro pre-sinodale del 2018 –. Ma non basta scambiarsi qualche messaggino o condividere foto simpatiche. I giovani vanno presi sul serio!». Il momento esplicativo di questa tensione personale – già molto evidente – di Francesco, a mio avviso è stato proprio il Sinodo dei vescovi del 2018. Eloquente fin dalla struttura organizzativa, accuratamente elaborata nella fase previa di ascolto dei giovani e delle Chiese di tutto il mondo, confluita appunto nell'incontro pre-sinodale dei giovani che si tenne a Roma con 300 giovani, per preparare un documento da presentare ai Padri Sinodali per la loro riflessione.

Graffito dedicato a papa Francesco nella Metropolitana di Roma nei giorni del Giubileo degli adolescenti

Graffito dedicato a papa Francesco nella Metropolitana di Roma nei giorni del Giubileo degli adolescenti - Agenzia Romano Siciliani

Il lascito di quell’evento raccolto nell’esortazione apostolica Christus vivit (2019) è un passaggio imprescindibile per la Chiesa quotidianamente impegnata nel dialogo con i giovani di oggi. Ma anche negli anni drammatici della pandemia non è mancata una parola di cura e di amore. Mi riferisco all’incontro che papa Francesco ha vissuto con gli adolescenti italiani, il 18 aprile del 2022 in Piazza San Pietro. La risposta degli adolescenti è stata impressionante: oltre ottantamila da ogni parte d’Italia. In quell’occasione disse: «Cari ragazzi e ragazze, voi non avete l’esperienza dei grandi, ma avete una cosa che noi grandi alle volte abbiamo perduto... Voi avete “il fiuto”». Si riferiva alla capacità che gli adolescenti hanno di intuire la realtà, la verità e la bontà.

Papa Francesco non nascondeva la difficoltà del momento, che stava colpendo duramente proprio gli adolescenti, ma come sempre rilanciava sulle energie migliori che ciascuno porta in sé. In dirittura d’arrivo, mi sia concesso un riferimento a ciò che stiamo vivendo a Roma in questi giorni. Come si può definire un fatto storico in cui convergono i funerali di un Papa e un Giubileo di adolescenti? In molti modi, certo. Francamente nessuno poteva prevederlo e nessuno voleva pensarlo. Ma siamo qui.

Un gruppo di adolescenti a Roma per il 'loro' Giubileo

Un gruppo di adolescenti a Roma per il "loro" Giubileo - Agenzia Romano Siciliani

Qualcuno potrebbe definirlo uno scherzo del destino. Ma noi, che non crediamo esista un “destino” e che nemmeno possa fare scherzi, intuiamo i contorni di un abbraccio. Quello con cui centinaia di migliaia di adolescenti e giovani da ogni parte del mondo stringono il corpo di papa Francesco. Non uno scherzo. Ma il calore e l’amore di migliaia di giovani vite che pregano e accompagnano verso la casa del Padre il loro Papa. Un giovane innamorato di Cristo, appassionato del Vangelo e della Chiesa, un missionario tenace e determinato, un Papa coraggioso e consumato dalla violenza del mondo, che ha voluto essere la voce di chi non ha voce e che ha voluto indicare al mondo – quasi un’eredità – la testimonianza di due giovani: Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati. In questo abbraccio ci siamo tutti e forse, è l’abbraccio più bello che un Papa possa desiderare.

*Sacerdote Direttore Fondazione Oratori Milanesi Coordinatore Oratori diocesi lombarde

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