“La domenica sportiva”, settant’anni da antologia
L’11 ottobre 1953, tre mesi prima dell’avvio delle trasmissioni televisive, andava in onda la puntata d’esordio de La domenica sportiva
L’11 ottobre 1953, tre mesi prima dell’avvio delle trasmissioni televisive, andava in onda la puntata d’esordio de La domenica sportiva. Tre soli servizi, senza sigla e senza conduzione in studio: gli highlights (che nel lessico di allora venivano chiamati «riflessi filmati») di Inter-Fiorentina per la quinta giornata del Campionato di calcio, poi l’atletica leggera con la 50 chilometri di marcia ad Abbiategrasso vinta da Pino Dordoni e il ciclismo con la cronaca della Tre Valli Varesine vinta da Nino Defilippis. Il 3 gennaio 1954, quando nasce ufficialmente il servizio pubblico televisivo, la DS è già arrivata al numero 13. Per oltre quarant’anni è stata trasmessa sulla prima rete Rai per poi passare nel 1994 di competenza alla Testata giornalistica sportiva, poi divenuta Rai Sport, e traslocare dall’anno successivo su Rai 3, fino al 1998, per poi passare a Rai 2 dove l’altro ieri è andata in onda la puntata numero 3579 seguita dal documentario La domenica sportiva - 70 anni in 70 minuti,
per la prima volta in tv, ma da tempo disponibile su RaiPlay dove è tutt’ora recuperabile. Si tratta di un racconto antologico dei momenti più significativi del programma più longevo della Rai, che ormai ha ben poco a che fare con il passato, quando era un appuntamento imperdibile soprattutto per gli appassionati di calcio per vedere in tv i gol della Serie A e sentire i commenti alle partite. Adesso che la Seria A in televisione è mediata dalle piattaforme on line ed è a pagamento, trasformata in uno spezzatino distribuito su quattro giorni la settimana a tutte le ore, la Ds c’è ancora, in seconda serata, ma attrae molto meno di prima, anche perché la domenica a quell’ora i tifosi non solo hanno visto le partite per intero, ma hanno già sentito interviste e commenti di tutti i tipi. E poi, diciamocelo, a rivedere nel documentario
Enzo Tortora, Adriano De Zan, Sandro Ciotti, Alfredo Pigna, Tito Stagno, Gianni Brera, Beppe Viola, Giorgio Tosatti e tanti altri, si ha l’idea, a parte l’effetto nostalgia, di un giornalismo sportivo e di un dibattito televisivo che non esistono più. L’esempio più evidente è la moviola, a partire dalla prima, quella ancora con la pellicola, che dal febbraio 1965 diventa, come annuncia Tortora, «un modo per ripassare con calma, tra amici, le questioni spinose delle partite».
E poi il mitico Concetto Lo Bello che con il grande Bruno Pizzul commenta i suoi errori arbitrali durante una contestata Milan-Juventus e ammette che il mezzo meccanico è superiore alle sue doti umane. Altri tempi, ora nonostante il Var ci si scanna su qualsiasi decisione. Infine, Carlo Sassi, scomparso pochi giorni fa, che all’inizio degli anni Ottanta con il passaggio alla moviola elettronica ringrazia Heron Vitaletti che per vent’anni aveva mosso al ralenti il vecchio strumento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






