sabato 1 giugno 2013
“Espresso” (6/6) a due facce. A p. 11 – «Vessati d’Italia, unitevi e ribellatevi” – Michele Ainis accusa le «Mille ingiustizie che rovinano la vita», e comincia dalla sua: un’ipoteca sulla casa per «otto multe, errate» o «mai notificate». Esperto di diritto, lui invoca una legge del 2000 e la Cassazione gli dà ragione. Ma per tutti, secondo lui, ci sarebbero anche le «ingiustizie di Stato». Quali? Quelle su procreazione assistita, divieto di eutanasia e non riconoscimento giuridico delle unioni di fatto, ovviamente etero o gay, come identici matrimoni. Per lui Giustizia di Stato è dichiarare uguali coppia sposata e non sposata, una procreazione di uomo e donna e una che arriva a due persone da una terza che offre – magari a pagamento – “qualcosa” di sé. Cose importanti, ma in realtà ben diverse. Ma è giustizia negare le conseguenze logiche della diversità facendo finta che non ci sia? Ainis dice di sì, perché «discriminazioni e vessazioni ci fanno venire il mal di fegato»! E il suo è un vero sfogo, bissato su un altro piano (pp. 86–87: «Un paese di complici») ove la filosofa Roberta De Monticelli esprime «la vergogna di dirsi italiani». Ce l’ha col «silenzio degli intellettuali», le pare che parli davvero solo chi la pensa come lei – «Io mi muovo con Kant» – invece gli italiani sono «caciaroni… più sudditi che cittadini» e perciò invoca anch’essa «giustizia». «Sudditi» e «complici»? Sì! Da tempo ce l’ha con la Chiesa, vera responsabile dei mali d’Italia, e perciò cita Guicciardini. Dunque un’“Espresso” tutto contro? No. Altra faccia (pp. 78–81), «In principio fu l’arte». Alessandra Mammì annuncia la presenza della Santa Sede alla Biennale di Venezia, e il cardinale Ravasi le racconta da par suo il passato aprendo la via a un nuovo presente, promessa di un futuro nuovamente creativo di bellezza universale. Quasi un pareggio…
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