venerdì 17 giugno 2011
Qui su "Avvenire" il problema della musica liturgica è vivo da sempre, da anni più e più volte nelle pagine del Forum con i lettori, e di recente (22/5, p. 31) ampia intervista al Maestro Riccardo Muti. Ebbene, ieri "Repubblica" ("La musica di Dio", pp. 31 e 33) pare suonare la sveglia a tutti, con Michele Smargiassi tra colore e cronaca e Orazio La Rocca che intervista l'esperto. Smargiassi – che in realtà pare molto ispirato da "Avvenire": «È ora di mettere al bando le "armi di distruzione di messa"». «Di messa»? Bella trovata, un po' spavalda, con seguito ironico sulle «canzoncine devote che si ascoltano ogni domenica in tutte le parrocchie della penisola tra l'introibo e il missa est». A parte il fatto che «in tutte le parrocchie» l'"introibo" in latino non esiste più da almeno 40 anni, tutto l'articolo segnala un'estraneità notevole all'argomento che però si esibisce garibaldina mescolando osservazioni sensate, correnti da decenni in ambienti ecclesiali informati e luoghi comuni che sanno molto di nostalgie preconciliari, in verità abituali su altri "fogli" distantissimi da "Repubblica" e dintorni. Loda, Smargiassi, il gregoriano e la polifonia? Giustissimo! Nessun paragone tra una strimpellata alla chitarra e la "Missa Angelorum", una "Missa" di Palestrina, o Refice, o Bartolucci! Però dare la colpa al Concilio è superficialità conservatrice, lontana da una comprensione equilibrata e informata. Va anche detto – tra parentesi – che dopo aver per decenni prima suggerito e poi applaudito l'eliminazione quasi totale del latino dalle scuole italiane, scrivere esprimendo nostalgie per il gregoriano suona un po' beffardo. E allora? Allora il problema della "Musica di Dio" è serio, ma per discuterne, e per tentare di risolverlo ci vuole altro: in competenze e in contenuti. Altrimenti si discute dell'"introibo", che però non c'è più…
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