domenica 1 novembre 2009
Quanto contano in Italia i cittadini «cattolici»? Per tante pagine niente, conta solo la Chiesa, «gerarchia» di potere e interessi mondani, ma pur mandati giù, questi «cattolici» tornano su, e il problema persiste. "Il Giornale" per esempio (29/10, p. 7) giudica male la vittoria di Bersani " valutazione legittima " e scrive allegro che lui «è un comunista serio, che infatti convoca i cattolici al suo seguito come fece Togliatti con i cattolici indipendenti di sinistra». Ma Togliatti muore nel 1964, la storia degli indipendenti di sinistra inizia nel 1966 e quelli chiamati «cattolici» entrano solo nel 1975! Smemorie. Altro «polo»: ieri stesso tema sul "Riformista" (p. 15): «Nel Pd di Bersani nuovo spazio per i cattolici progressisti». Tono positivo e conciliante con riassunto nel sommario: «L'emorragia dei teodem e il declino dei cattolici democratici potrebbe essere l'atto di nascita di una sinistra cattolica vera». Leggi incuriosito e trovi l'«auspicio»: il Pd ora «cesserà di essere attraente per dei cattolici democratici massimalisti, ma potrebbe diventare finalmente un cantiere di lavoro interessante per dei democratici cattolici veri, autenticamente riformisti e progressisti». E quali sarebbero, questi «cattolici veri»? Ecco: quelli «che una volta trovato il riferimento politico si impegnano per la causa comune, rispettando l'ordine e la gerarchia di partito». Il partito comanda? Loro zitti e mosca (m minuscola!). Dalla «gerarchia» di Chiesa alla «gerarchia» di partito. A Malpelo non pare un bel salto. «Indipendenti»? Sì, ma dalla logica: della politica e della fede. Un brutto «auspicio»"
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