venerdì 1 ottobre 2010
Due soddisfazioni. Ieri in pagina niente attacchi a Papa e Chiesa, e sul "Giornale" due titoli: "Torna la voglia di fede, tutti a scuola di Bibbia" e "Milano, torna il boom: della scuola di Bibbia". Alessandra Pasotti (p. 19) scrive che «nella sola diocesi di Milano in 1.600 frequentano le lezioni dell'Istituto di Scienze Religiose, e in 12mila seguono le letture serali dell'Antico Testamento». In sintesi: «Sono andate in archivio tante mode spiritualeggianti effimere e invece cresce il desiderio di conoscere e approfondire i testi biblici». Già! Le famose radici ebraico-cristiane: più qualcuno vuol tirarle giù e più tornano su" Poi, però, ecco Giordano Bruno Guerri (pp. 1 e 19) commentare l'evento mettendo alla pari all'origine del fatto "Ipotesi su Gesù" di Vittorio Messori che da 34 anni resiste e appassiona, "Il Codice da Vinci" di Dan Brown e certi libretti recenti che pretendono di demolire tutto, spesso senza conoscere niente in profondità. Ora, pare possibile che chi legge Messori vada poi a studiare Bibbia" in diocesi, non che ciò accada con le ballistiche fantasie di Brown e i pregiudizi superficiali di quei "libretti". Inoltre: forse a Milano sarà anche merito di certi Martini e Tettamanzi, o no? Ma Guerri offre anche un suo "bignamino storico" nel quale la Chiesa per 2.000 anni sequestrò la Bibbia mettendosi in mezzo tra Dio e gli uomini, e Papi cattivi condannarono sempre «pii studiosi, e religiosi, cattolici» che leggevano la Bibbia anche con «l'analisi del metodo storico-critico». No: in realtà le condanne non vennero perché uomini «pii e religiosi» studiavano la Bibbia, ma per loro conclusioni che parevano negare la fede stessa.
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