giovedì 16 febbraio 2023
Lasciare, restare, forse aspettare. Altri contributi degli ultimi giorni sui social. Sulla “Stampa” (22/1) Simonetta Sciandivasci dialoga con Michele Serra. Inevitabile la domanda base: i social ci hanno migliorati o peggiorati? «Non so dirlo. Sul serio. Mi auguro siano una brutta esperienza che potrebbe averci reso migliori. Ma potrebbe anche averci reso perfino più cretini e presuntuosi di quanto già eravamo». La cosa peggiore? «Abbiamo pagato un prezzo tremendo all’illusione demagogica che le parole di chiunque siano uguali alle parole di chiunque altro. Ne è nata una caciara planetaria che ha quasi azzerato la differenza tra vero e falso e tra competenti e incompetenti». Mentre ci aggrappiamo come naufraghi a quel «quasi», il cantante e attore Fabio Rovazzi, intervistato da Elisabetta Pagani (“Stampa”, 24/1), sogna una sorta di calcistica ripartenza. Titolo: «“Questi social sono destinati a sparire”»; «questi», sognando un ritorno alle origini. Drastico Mattia Feltri sulla prima pagina della “Stampa” (25/1): «Confermo: i social sono dannosi come l’amianto», metafora interessante: come l’amianto si insinua e avvelena a poco a poco l’organismo, altrettanto farebbero i social alla nostra anima. Amaro è il commento di Massimo Gramellini (“Corriere”, 28/1) allo sfogo della cantante Francesca Michielin, maciullata sui social con becera ferocia per via di un brufolo: «Ogni giorno c’è qualcuno che non ne può più». Tutta colpa dei social? Magari fosse solo colpa loro. Come osserva Gramellini, «è la natura umana che ha la maldicenza e la saccenteria nel suo patrimonio genetico». Cita perfino Plutarco e conclude: «Quando si tratta di sparlare degli altri, l’umanità manifesta una fiera renitenza all’evoluzione». Davvero sembrano crescere le fila di chi non ne può più. La “Stampa” (3/2) riferisce della nascita negli Usa del Luddite Club – davvero il mitico Ned Ludd, distruttore delle macchine alienanti, non è mai morto – fondato da adolescenti desiderosi di disintossicarsi dai social. Ma intanto i social mutano, si involvono, tornano al passato. Più saggio che articolo è il contributo di Andrea Daniele Signorelli (“Domani”, 6/2): «I social non sanno più fare rete. Ora sono la nuova televisione», e ne replicano i meccanismi. Come TikTok: «Una televisione formato smartphone». © riproduzione riservata
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