martedì 29 marzo 2011
«Ciò che qui è avvenuto il 24 marzo 1944 è offesa gravissima a Dio»: così domenica il Papa alle Ardeatine, e " salvo sul "Giornale", interessato al Papa solo se serve " ieri in tutti i quotidiani (p. es. "Repubblica" p. 24, e in Cronaca di Roma p. 3, "Corsera" p. 13, "Messaggero" p. 14, "Stampa" p. 20, "Mattino" p. 1, "Tempo" p. 44, "Secolo XIX" p. 12, ecc.) anche se talora per necessaria brevità nei titoli quel «gravissima» è ridotta a «grave». È tuttavia un fatto che, enunciato solo così, il pensiero del Papa sarebbe mutilato e anche malinteso da molti come scambio indebito tra gli uomini, vere vittime, e questo Dio evocato al loro posto. Infatti in realtà il Papa continuava: «" offesa gravissima a Dio perché è la violenza deliberata dell'uomo sull'uomo». Perciò nei testi " "Repubblica" in cronaca, "Corsera" e "Messaggero" (con doppio merito: anche nel sommario) " c'era pure la seconda parte, essenziale perché dice l'originalità specifica della fede ebraico-cristiana. In essa infatti Dio nella sua realtà trascendente è irraggiungibile dalle violenze degli uomini e lo si offende solo offendendo l'uomo, sua «immagine somigliantissima», in cui Egli si è voluto presente. Qui la novità, iniziale già nel "Patto" mosaico, confermata e realizzata pienamente nell'incarnazione di Cristo. E perciò per la fede cristiana "il giudizio finale" è a sorpresa questo: «Tutto ciò che avete fatto a uno di questi miei fratelli piccoli» " affamati, assetati, stranieri migranti, poveri, innocenti ecc. " «lo avete fatto a me, e tutto ciò che non avete fatto loro non lo avete fatto neppure a me!» (Matteo 25, 40). Novità sorprendente di questa fede, espressa anche domenica da Benedetto"
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