Vita, passioni e morte di uno che ci credeva
mercoledì 30 dicembre 2020
Charles Bousfield Huleatt era un sacerdote della chiesa Anglicana, nato in Inghilterra, a Folkestone, il 19 ottobre del 1863. Un prete missionario, grande viaggiatore e archeologo che visse a lungo in Egitto, dove le sue competenze di papirologo lo condussero a una scoperta straordinaria, a Luxor, città sorta sul sito dell'antica Tebe a sua volta scoperta, a inizio '700, da un altro sacerdote missionario, il gesuita francese Claude Sicard.
Huleatt ritrovò a Luxor, negli ultimi anni dell'800, alcuni frammenti del papiro noto come Magdalen 64, la copia più antica in nostro possesso del Vangelo di Matteo. Pochi versi, quelli iniziali del capitolo 26, scritti in greco su delle piccole porzioni di fogli di papiro che sono state recentemente retrodatate al 68 d.C. La storia di Charles B. Huleatt è romantica, affascinante e struggente allo stesso tempo, perché questo religioso, archeologo e papirologo nel 1901 decise di lasciare definitivamente la terra dei Faraoni, approdando a Messina dove sviluppò un'altra sua grande passione: il calcio. Il 1° dicembre 1900 un armatore inglese aveva fondato il Messina Football Club e quando Huleatt arrivò nella città dello Stretto, senza pensarci due volte accettò di diventare allenatore e capitano della squadra. Furono anni splendidi, la città era al centro di tratte commerciali, il secolo iniziava pieno di speranza. Messina non era Parigi, ma l'aria della Belle Époque e lo sport avevano un ruolo decisivo nell'immaginare un futuro cosmopolita, pieno di speranze e di progresso. Così il nostro sacerdote-archeologo-papirologo-allenatore-calciatore con la stessa cura con cui cercava reperti nel deserto egiziano o traduceva dal Greco antico, insegnò il football.
Nel 1905 e nel 1906 Huleatt, che giocava attaccante, trascinò la sua squadra alla vittoria della Whitakear Challenge Cup contro il Palermo, che tuttavia si aggiudicò la prestigiosa coppa in argento il 15 febbraio 1908 con un sonoro 3-0. Fu così che Huleatt e compagni sfidarono nuovamente i palermitani in una gara che si disputò il 20 dicembre dello stesso anno. Un “derby all'ultimo sangue” raccontano i giornali dell'epoca, finito 3-0 per il Messina, che ristabilì la dignità di una squadra fortissima che i marinai degli equipaggi inglesi definivano “l'armata invincibile”.
La sera del 27 dicembre 1908 Huleatt e i suoi compagni erano stati ospiti alla rappresentazione dell'Aida di Verdi nello splendido Teatro Vittorio Emanuele. Avevano fatto tardi, senza sapere che l'alba del giorno dopo avrebbe posto la parola fine a una storia meravigliosa. Alle 5:21, per 31 secondi, la città fu scossa dalla più grave tragedia naturale che il nostro Paese abbia mai visto. Almeno ottantamila messinesi persero la vita uccisi dalle macerie delle loro abitazioni crollate per quel terremoto o affogati nelle onde di un maremoto che, dopo che il mare si ritirò per 200 metri, per mezz'ora flagellò la città. Le vittime totali, comprese quelle di Reggio Calabria, furono più di 100mila e sotto le macerie della sua casa perse la vita anche Charles B. Huleatt, insieme alla moglie Blanch e ai suoi quattro figli Edith, Charles, Gwynneth e Rhoda rispettivamente di nove, sei, cinque e quattro anni di età. «La solidarietà non ha confini. Le zone colpite risorgeranno», scrisse la “Gazzetta del Popolo”. Sembrava impossibile, ma così fu.
La storia è una specie di scacchiera sulla quale ogni “pezzo” può decidere come giocare la sua partita. Ce lo ricorda la vita dell'uomo di fede e di passioni Charles B. Huleatt, non a caso fondatore anche del primo circolo scacchistico messinese che osò sfidare, via cablogramma, il prestigioso City of London Chess Club. Ricordare è uno strumento per imparare, perché a noi tocca la prossima mossa: quella che ci porterà nel 2021.
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