Tifosi troppo rabbiosi e Stati molto ambiziosi
Tribune incendiate in Finlandia per la delusione della retrocessione, spalti distrutti in India per l'apparizione troppo breve di Messi: due storie lontanissime. Che stupiscono

Oggi due storie lontanissime in chilometri e, almeno apparentemente, in archetipi culturali. Il mondo non è globalizzato a caso (e globalizza anche le cose più spiacevoli), ma trovare due storie così, una in Finlandia e l’altra in India, quanto meno stupisce. In Finlandia, tra lo sgomento di un popolo che ha una cultura sportiva senza pari, è stato dato alle fiamme lo stadio Tehtaan Kenttä, a Valkeakoski, pare da tre delusi tifosi minorenni, dopo la retrocessione in seconda divisione del Fc Haka, storico club che ha vinto nove volte la Veikkausliiga (la Serie A finlandese) e dodici coppe nazionali. Una protesta del genere, con un incendio che ha distrutto un’intera tribuna, ha pochi precedenti in assoluto nella storia mondiale del calcio. E anche se lo stadio è minuscolo (contiene poco più di tremila spettatori) è uno degli impianti più antichi del Paese, costruito nel 1934.
Da uno stadio minuscolo ad uno immenso, in India, dove migliaia di tifosi, accorsi al Salt Lake di Calcutta per ammirare Leo Messi, sono rimasti delusi dopo aver capito che il loro idolo non sarebbe sceso in campo per disputare una partita amichevole. Il Salt Lake Stadium di Calcutta (il secondo stadio per capienza al mondo, 120.000 posti – e se vi chiedete quale è il primo, la risposta è il Rungrado May Day Stadium di Pyongyang, Corea del Nord, 150.000 posti per ammirare lo sport e le parate di Kim Jong-un) ospitava una tappa del tour di Messi in India che era “sobriamente” iniziato con l’inaugurazione di una sua statua alta 21 metri. Messi ha fatto un giro di campo abbastanza veloce non soddisfacendo affatto i tifosi presenti che lo hanno visto poco e male (certo, in uno stadio così una “Pulce” si perde un po’). Così i tifosi si sono arrabbiati, fortunatamente non hanno dato fuoco allo stadio come i colleghi finlandesi, ma hanno sradicato seggiolini e lanciato di tutto in campo. Tesi sintetica, ma chiara: “Abbiamo pagato un biglietto da 12.000 rupie (130 dollari) e non siamo nemmeno riusciti a vederlo in faccia. Perché ci hanno fatto venire allora?". In ogni caso Leo Messi, dopo il tour che lo porterà a Hyderabad, Mumbai e Nuova Delhi, prima di lasciare l'India dovrebbe incontrare il Primo Ministro Narendra Modi. Chissà se il premier indiano gli mostrerà il piano per lo sport di base Khelo Bharat Niti presentato lo scorso agosto, che vuole fare dell’India una superpotenza sportiva e olimpica, ed è uno dei più vasti e ambiziosi programmi di politica sportiva della storia. L’India ha presentato anche la sua candidatura olimpica per il 2036, con l’ambizione di arricchire il programma includendo discipline che riflettono la tradizione sportiva e culturale del Paese. Oltre a sport più noti come lo squash e il cricket (inserito già per Los Angeles 2028, sarà un segnale?) l’India proporrebbe l’inclusione dello yoga, degli scacchi e di sport tradizionali come il kabaddi, una variante, credeteci o no, del nostro “acchiapparello” che ha una popolarità spaventosa e campionati in stile Nba seguiti dal vivo e in tv da milioni di spettatori. Insomma, anche nello sport l’Europa ha ormai una posizione clamorosamente marginale.
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