sabato 8 settembre 2018
Sul “Foglio” (6/8, p. 4) titolone: «Il dossier Viganò indurrà la Chiesa a sprofondare nel moralismo. L'istituzione ecclesiastica si clericalizzerà ancora di più. Il vero scandalo è che non si parla più di Cristo». Lunga analisi intellettuale di Massimo Borghesi, fondata tutta sulle spalle di due osservatori di questo pontificato, sempre ostili, un “ateo devoto” e un vescovo frequentemente irrequieto. È libertà, ma basta constatare fatti e parole di Francesco per vedere ancora una volta il castello di sabbia che crolla. È infatti da anni che qualcuno – o cieco e sordo o maligno – continua ad affermare che papa Francesco non parla mai di Cristo e di Dio. Ci provò anche un lettore, 4 anni orsono via email scrivendomi che in Evangelii gaudium si nominava Gesù soltanto 2 volte. E invece sono ben 129! Un castello di sabbia sulla riva del mare dei fatti. Era il 2014! E oggi? Dalle previsioni sballate alle constatazioni evidenti. Oggi: come ha risposto il Papa ai clamori “clericali” di questi giorni? Rinfacciando le accuse? Chiedendo rispetto a chi proclama ogni giorno di volerlo solo aiutare e per questo si affianca ad insulti ed accuse? Incaricando altri di contrastare le accuse e porsi come difensori del suo “servizio petrino”? No! Silenzio e preghiera. Rifiuto dichiarato di repliche che sarebbero vane, viste le intenzioni evidenti delle accuse. Silenzio e preghiera: sull'esempio di chi? Leggo: «Non rispondi nulla?» Parole conosciute sulla bocca di uno che parlava a un Altro, che taceva. Aveva un nome, quel nome, quello che taceva? Pare di sì. E quella folla gridava. E Pilato chiedeva. E tutti fuggivano, anche i discepoli. E Pietro? Quel Pietro aveva tradito 3 volte, ma poi «convertito conferma i suoi fratelli». Oggi il successore di quel Pietro che conferma i fratelli si chiama Francesco.
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