venerdì 7 luglio 2006
Mi dispiace: non ce l'ho con Corrado Augias, ma anche oggi tocca a lui: ieri l'eutanasia, oggi la scuola. Su "Repubblica" infatti - (p. 20): "Scuola pubblica e privata al confronto", stessa rubrica "Lettere" - tocca pesante il tema. Non conta il linguaggio prossimo all'insulto, scuola dei preti come "mercimonio", i soliti privilegi clericali, Dio e Mammona con la Chiesa che sta con questo, e i mangiapreti con Dio" Non conta che la lettera sia sfogo anonimo di un'insegnante di scuola privata che ne dice peste e corna perché è pagata poco; non conta che si affermi che nella scuola statale la selezione dei docenti avviene con "molto rigore" (?); non conta neppure il richiamo all'art. 33 della Costituzione come se vietasse ogni contributo alla scuola non statale, mentre dice solo - basta leggere gli Atti della Costituente - che i contributi non sono obbligatori, senza escluderne una ragionevole possibilità. Augias non lo sa? Conta qui il fatto che dopo aver patrocinato l'altro ieri che sia lo Stato a gestire la morte - testamento biologico come grimaldello per l'eutanasia - ora si affermi che deve essere lo Stato a gestire anche, e totalmente, l'istruzione dei cittadini. E la famiglia? Niente. Tra l'altro per loro anch'essa è "out", deve essere lo Stato a decidere che è famiglia anche una coppia qualsiasi, etero o omo, di fatto che diventa diritto. "Tutto dallo Stato, niente senza lo Stato, niente sopra lo Stato". Oltre ogni crisi è ferma, in certe teste, l'ideologia dello Stato assoluto: come nel fascismo, nel nazismo, e nel comunismo. Loro non lo sanno: vanno a pappagallo" E se lo sanno è peggio.
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