giovedì 22 marzo 2018
Kamikaze in rete, senza senso del ridicolo. Nel blog del “Fatto Quotidiano” (19/3) singolare giudizio a firma Pierfranco Pellizzetti, che ragiona – si fa per dire, e ovviamente a modo suo – sul paragone tra Benedetto XVI e papa Francesco. È libertà. Però a un certo punto l'opinionista ironizza sulla «missione improba», per Francesco, di «salvare la Chiesa da sé stessa, traendola fuori dalla palude di conformismo retrò in cui i suoi predecessori pretenderebbero di annegarla». Segue descrizione analitica di «babbucce rosse di Prada... carrieristi della fede e tutti i cardinali di Curia, da quelli obesi a quelli scheletrici. Ma sempre con le dita ingioiellate». Ma l'ironia a un certo punto si fa giudizio definitivo, e così Pellizzetti ci informa del suo personale sentire su Francesco e oltre: «... considero la sua una missione impossibile, visto che Chiesa e modernità compongono un palese ossimoro». Contraddizione per eccellenza, dunque. Tuttavia è buono, lui, e aggiunge: a Francesco «tributo il mio personale rispetto». Ma poi, sempre personalmente, ci informa che per lui è la Chiesa come tale che deve finire: «Chi scrive spera proprio di vederne la fine»! Valeva la pena di saperlo... Che dire? Che la libertà di tutti è fuori discussione, ma anche che le speranze espresse in libertà possono essere follie e vaneggiamenti. Pare infatti che nel corso di duemila anni questa smania di «vedere la fine» della Chiesa sia stata anche diffusa, ma sempre manifestamente delusa... Tra tanti esempi, a parte l'imperatore Giuliano (331-363), resta celebre un diverso imperatore che due secoli orsono promise: «Io tra 20 anni avrò distrutto la Chiesa»! Si chiamava Napoleone, ma dopo 20 anni lui era già morto, a S. Elena, e la Chiesa era ancora là. Oggi chi si crede Napoleone, come minimo, pur senza volerlo, fa ridere: in libertà.
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