martedì 6 giugno 2017
Cazzaso, la capitale della speranza. Anzi, della certezza che le terre alte non scompariranno. Per la verità, solo 45 sono gli abitanti di questo paese, sulle montagne carniche, che una frana rischia di svuotare. Ma uno di questi 45 resistenti domenica si è accostato alla prima Comunione. Un bambino, l'unico. L'ultima prima Comunione a 10 anni dalla precedente.
«Ho solo 9 anni ma io da quassù non voglio andarmene», ha detto Andrea D'Orlando, intorno al quale i compaesani si sono stretti in una straordinaria festa. Da mamma Lucia a papà Armando, al pievano monsignor Angelo Zanello, che da Tolmezzo, in fondo alla valle, fa il parroco a scavalco di mezza dozzina di comunità. Mario Mazzolini, il più anziano scampanottatore di Cazzaso, è salito sulla torre e ha scatenato i bronzi come fosse il giorno di Pasqua. L'associazione "Amîs di Cjaçâs" ha provveduto al resto, per primi i canti nella restaurata chiesa del borgo a cura della corale "La Vos di Cjaçâs" diretta da Milva D'Orlando. E dopo la Messa, il rinfresco nell'ex latteria.
«Quella mattina, durante la celebrazione, la chiesa era singolarmente illuminata dal sole solò là dove si trovava Andrea – racconta il signor Cornelio, ancora sorpreso –. Per tutta la cerimonia il fascio di luce inondava solo lui, tutti gli altri erano in ombra, come se il sole sapesse per cosa eravamo lì». Sono queste radici di fede, che innervano la vita – conclude Zanello – a consolidare la volontà della nostra gente a non lasciarsi vincere dalla solitudine, dallo spopolamento.
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