martedì 8 novembre 2011
Tutti amano conservare le prime cose dei loro figli: i primi scarabocchi, i primi disegni, le foto di quando gattonano e di quando si alzano in piedi da soli per la prima volta. Un tempo (forse anche oggi) si conservavano anche le prime pagelle. Se erano belle, venivano mostrate anche ai vicini di casa. Se invece i voti erano bassi, si storceva il naso e si cominciava a fare i confronti. «Il figlio di Luisa ha otto in aritmetica e geometria, tu invece hai solo sette. Come mai?». «Sei in storia geografia e scienze? La figlia di Rosita, almeno, ha sette. Ti fai superare da una femmina?». Ah, quei confronti com'erano odiosi. E come lo sono ancora oggi. È meglio non fare paragoni. Mortificano e sono inutili. Ma davvero crediamo che i giudizi sulle pagelle ci dicano tutto dei nostri bambini? Pensiamo a quante abilità, a quante virtù scopriamo in loro mentre sono a casa o quando giocano in un parco. Pensiamo a quanta acutezza o inventività esercitano per risolvere dei problemi pratici, a quanta sensibilità mostrano a volte verso un fratello o un amico. Forse queste cose valgono meno nel definire la personalità di un bambino? Con quali voti li giudicheremmo? Dunque evitiamo i confronti. Un bambino non va misurato con il metro di un altro, che ha un'altra storia, un'altra famiglia, altri desideri e altri sogni. Mia madre era andata solo tre anni a scuola. Aveva imparato a leggere e a scrivere e quando le presentavo la pagella si preoccupava solo di firmarla. Poi mi chiedeva: «Ti comporti bene a scuola? Non voglio vergognarmi di te col maestro. Studia, mi raccomando. Così forse non farai il disoccupato come tuo padre. Lo vedi, poveretto, che non c'è mai ed è sempre di qua e di là in cerca di lavoro? Che significa attività manuali e pratiche?». Io le mani sapevo adoperarle bene: salivo sugli alberi, modellavo la creta, sapevo imbastire i colli quando andavo a fare il garzone dal sarto, usavo la morsa, la pialla, la lima e la raspa quando lavoravo dal falegname. Ma sulla mia pagella avevo solo un misero 6 in attività manuali e pratiche. Mia madre però non faceva i confronti con le pagelle dei miei compagni. Per lei contavo tutto intero, anche per l'aiuto che davo in casa. Se avesse dovuto giudicarmi lei, mi avrebbe dato dei voti molto alti nella pagella che più conta: quella della vita.
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