giovedì 4 ottobre 2018
Fu definito lo “scienziato dei funghi”, ma quando le sue ricerche micologiche e la sua opera di classificazione assunsero un valore internazionale l'abate trentino Giacomo Bresadola (1847-1929) non era ancora riconosciuto in patria per le sue competenze. Dopo la morte, 90 anni fa ormai, spuntarono invece proprio come funghi tanti Circoli “bresadoliani” in tutto il mondo (57 in Europa, 32 nelle Americhe e 2 in Australia). E da allora quel parroco nato in Val di Sole, avviato alla passione dei funghi da un amico frate, è entrato nel famedio dei personaggi illustri del Trentino e non solo. La Società Botanica Italiana lo ha annoverato fra i suoi pionieri, e anche “Civiltà cattolica” ne ha colto la straordinaria levatura.
A divulgarne l'opera tra i più giovani hanno provveduto ora due classi dell'Istituto Arcivescovile di Trento realizzando assieme agli operatori dell'Archivio diocesano un progetto di catalogazione digitale della raccolta micologica di Bresadola (ben 1.770 campioni), presentato in una mostra al Polo culturale Vigilianum di Trento.
Durante l'alternanza scuola-lavoro gli studenti hanno potuto riscoprire e rilanciare quest'umile figura di scienziato “di periferia” che ottenne la laurea honoris causa dall'ateneo di Padova. Il loro progetto contribuirà concretamente alle iniziative per ottenere l'auspicato riconoscimento dall'Unesco dell'opera materiale e immateriale di Giacomo Bresadola come “patrimonio dell'umanità”.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI