Una giovane coppia da Medjugorje con una parola scarna ma efficace
mercoledì 23 agosto 2017
Non è certamente tra i più forti, in questi giorni ancora ferragostani, il tema Medjugorje nella blogosfera ecclesiale: a chi, per amore o per forza, non sta praticando l'astinenza dal web l'attualità suggerisce di discutere piuttosto, con numerose varianti, di terrorismo islamista e di accoglienza ai migranti. A maggior ragione mi faccio incuriosire da una presa di parola su Medjugorje decisamente atipica: perché fatta in forma di canzone e perché dovuta a una giovane coppia che ha per cifra della propria presenza pubblica (sul web ma anche, e volentieri, dal vivo) la militanza a sostegno del matrimonio cattolico, per linguaggio la musica e l'umorismo e per ispirazione gli scritti e le idee di Chesterton. Si chiamano Anita Baldisserotto e Giuseppe Signorin, in arte Mienmiuaif (rinvio alla consultazione del sito-blog tinyurl.com/ybkb6dhy chi desiderasse approfondire la genesi del nome) e vivono ad Arzignano (Vicenza).
Volevano che il loro videoclip "Medjugorje" ( tinyurl.com/y9qm3kdz ), vidimato dal rilancio di Radio Maria, «fosse un pezzo essenziale. Poche cose, senza tante manie di perfezione. Una cosina breve, scarna». Così è: nelle riprese, fatte nel corso dell'ultimo Mladifest (1-6 agosto 2017: è la piccola Gmg che si tiene là ogni estate), come nella canzone «nata dopo... al ritorno». Che tuttavia restituisce con efficacia per me maggiore di altre, più ridondanti, prese di parola in proposito i tratti essenziali di questo «fatto spirituale-pastorale» di «gente che va lì e si converte, gente che incontra Dio, che cambia vita», come ha detto papa Francesco prima di promettere che, dopo il lavoro della Commissione Ruini e quello del suo inviato speciale monsignor Hoser, dirà «qualche parola». Non a caso, rovistando con un po' di calma nel sito dei Mienmiuaif, si scopre che nella loro storia personale e di coppia il pellegrinaggio a Medjugorje ha un ruolo decisivo. Anche se nel testo della canzone ci dicono semplicemente: «nelle mani stringiamo un'Avemaria» e: «chi viene qui, latte e miele».
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