giovedì 14 luglio 2011
Un nuovo avversario del cristianesimo è cresciuto negli ultimi decenni: la forma di religione propria della società opulenta e consumistica. È un avversario più potente e pericoloso del comunismo.

Quante pagine di riviste, di saggi e di quotidiani sono state dedicate al fenomeno del consumismo e quante volte una certa politica ha fatto di tutto per "incentivare i consumi", nella convinzione che fosse un toccasana per l'economia nazionale! Un filosofo originale come Augusto del Noce (1910-1989), in questo passo di un suo intervento al Meeting di Rimini di anni fa, coglieva un aspetto particolare, oserei dire "sacrale", della frenesia consumistica: essa inquina anche il campo religioso e genera una sorta di fede accomodatizia, potremmo dire à la carte. Come accade quando al ristorante ci viene messa tra le mani la carta del menu e noi scegliamo ciò che ci aggrada, così si combina una fede che seleziona tutto quello che è meno offensivo, meno specifico e impegnativo.
Nasce, in tal modo, «la religione propria della società opulenta e consumistica», come dice Del Noce: esemplare in questo senso è «New Age» e movimenti affini che - come ho spesso sottolineato nelle occasioni che ho di parlarne - miscela messaggio e massaggio, yoga e yogurt, la sua eucaristia è la dieta, la confessione la seduta psicanalitica, il suo tempio un santuario del fitness. Il filosofo ha ragione nel dire che questo atteggiamento è più pericoloso dell'ateismo rigoroso perché quest'ultimo ti costringe a ritrovare le ragioni autentiche della tua fede e a confrontarle, mentre la spiritualità vaga e incolore del benessere dissolve il credere in un pulviscolo dorato che ignora la fermezza della fede e la fortezza del vivere morale.
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