martedì 20 dicembre 2022
Quando deflagra la retorica si ritorna alle metafore primordiali, quelle che fanno vibrare il cuore del tifoso bambino: quindi la fiaba con re e troni, e la religione con Dio e l’Aldilà. La finale di Doha è la partita più bella al termine del Mondiale più imbarazzante, a esser gentili. I giornali (19/12) incoronano Leo Messi detto “la Pulce”, con titoli simili e in un caso, in prima pagina, identici: «Il re del mondo» campeggia sia sulla ”Stampa” sia sul “Quotidiano nazionale” (“Giorno”, “Carlino” e “Nazione”). Il mondo assiste e s’inchina: “Corriere”: «Messi porta l’Argentina sul tetto del mondo» e «Il mondo si inchina»; “Gazzetta”: «Argentina il mondo è tuo»; “Stampa”: «Il re del mondo»; “Messaggero”: «Messi, il mondo ai suoi piedi». E non sono piedi qualsiasi, quelli della Pulce. I piedi ci trascinano in un altro universo retorico, quello della religione. “Gazzetta”: «Messi, il piede di Dio», come Maradona ne fu la mano. Dimenticandoci che è un gioco ed ergendoci a implacabili custodi dell’ortodossia, dovremmo strepitare alla blasfemia. E non fermarci qua. Ecco le parole di Messi riportate dal “Corriere: «Diego ha tifato lassù dal cielo», cielo minuscolo e Diego maiuscolo. Attinge all’universo della religione cristiana anche il gioco di parole della “Repubblica”: «Leo gratias», con Messi assunto non accanto ma al posto di Dio, sia pure una divinità pallonara, quindi molto terrena anche se un poco celestiale (la Nazionale argentina è l’“albiceleste”). Dio è abituato a essere tirato per la barba ora di qua ora di là. Stando a Leo Messi in overdose da adrenalina (“Gazzetta”), «Realizzo il sogno che avevo da bambino. Dio ce l’ha concesso», e chissà cos’avranno mai combinato contro Dio i francesi. Tutto si perdona a chi ha appena vinto la Coppa, domani è un altro giorno e questa abbuffata di retorica verrà dimenticata. Per un giorno sono messe in ombra, ma non dimenticate, le insanabili, colpevoli contraddizioni di un Mondiale imbarazzante. Il titolo del bilancio della “Repubblica”: «Promossa la Coppa in scatola. Deludente l’impegno sui diritti». Non dimentica la “Verità”: «La splendida finale non cancella la vergogna di questi Mondiali». E il “Corriere”, alla fine, fuor di retorica: «Infantino, lo sceicco e gli invisibili. Troppe ombre dietro le luci di Doha». © riproduzione riservata
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