giovedì 9 giugno 2022
Peschiera, un treno, la violenza del branco. Non poteva certo essere finita lì e lo strascico è lungo. Ed è giusto, perché i segni dei tempi vanno letti e interpretati. “Corriere” (7/6): «Il papà di una ragazza: “Le molestie, le urla. Nessuno ha aiutato mia figlia sul treno”». Ma dalla cronacaccia al disagio sociale il passo è brevissimo. “Repubblica” (7/6): «Peschiera, si indaga per violenza sessuale. La rabbia dei figli degli immigrati». Peschiera come una banlieu parigina? “Stampa” (7/6): «Follie e molestie, viaggio tra i ragazzi del Garda. “Rabbia e isolamento ma non siamo tutti così”». Logico che il quotidiano torinese indaghi innanzitutto a casa propria. Lodovico Poletto cerca gli immigrati di seconda generazione (“Stampa”, 8/6): «I dis-integrati di Torino. Nella periferia nord tra i ragazzi che non studiano, non lavorano e vivono in strada. Cresce la rabbia di chi si sente escluso da tutto: “Non ci riconosciamo in questa città”». Fatale che la destra la volga in politica. “Giornale” (7/6): «Caccia al branco. Ma le femministe incolpano le destre». Il condirettore di “Libero”, Pietro Senaldi, torna due volte sul tema: «In Italia è arrivata la caccia al bianco ma dirlo è vietato» (7/6); «Razzismo al contrario. Neri contro bianchi: è odio etnico» (8/6). Sul “Corriere” (7/6) tenta l'affondo Beppe Severgnini: «I giovani e la convivenza italiana. La violenza che cresce». Poi però – stessa testata, stesso giorno – volti la pagina e trovi una notizia da Parma, dove al liceo scientifico “Attilio Bertolucci” il preside Aloisi Tosolini, in pensione a settembre, viene festeggiato dagli studenti con cori, un ulivo in regalo e una frase di Nietzsche: «Occorre avere molto caos dentro di sé per avere una stella che danza». Giovani tutti, tutti veri. Italiani dalle pelli diverse. Tocca agli adulti saper tutto guardare, senza rifugiarsi in generici giudizi affrettati.
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