domenica 15 febbraio 2015
Pochi illustri accademici, nel secolo dei lumi, diedero resoconto in diari di viaggio dello stato d'arretratezza miserevole in cui vivevano i nostri progenitori. L'ignoranza, la superstizione, la religiosità, in tenebrosa triade li costringevano ad un medioevo che premeva per sfociare nella modernità dell'istruzione, della scienza, della laicità.Nel compilarsi di un sapere enciclopedico si può concordare su molto, molto era da fare e quasi sempre si può far meglio. Si può anche far peggio: trasformare la povertà in miseria, una supposta infelicità in evidente disperazione, la libertà di una vita difficile in servitù.Si accetta comunque quello che è stato. Resta un senso di profonda tristezza per la pochezza di uno sguardo superficiale, teso a cumulare prove d'arretratezza evitando ogni altro indizio.Il secolo dei lumi e quello precedente furono, sui nostri monti, tempi di pace, di benessere. Si passò dalle case torri a dimore allargate con cucine, depositi, saloncini, forni per cuocere e focolari per scaldarsi. Telai domestici, viaggi e commerci, contrabbandi. Le chiese si arricchirono di dipinti, altari, confessionali, arredi e concerti di campane sui campanili. Nuove festività, ricorrenze e celebrazioni. Famiglie numerose e ringraziando Dio di fame nessuno era mai morto.
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