“Un posto al sole”, una storia semplice
sabato 30 luglio 2022
Nell'ottobre scorso aveva festeggiato i venticinque anni, ieri le seimila puntate. Parliamo di Un posto al sole, la soap opera italiana in onda su Rai 3 dall'ormai lontano 1996 e sul cui successo ci interroghiamo spesso, almeno ogni volta che frantuma un record. Per questo oggi torniamo a farlo. Di sicuro non è il «come andrà a finire» che suscita interesse, anche perché nessuno lo sa, nemmeno la task force composta da una trentina di autori che vanno avanti a oltranza nello scrivere giorno per giorno una storia infinita. Forse è più la voglia di “spiare” personaggi di ogni età e classe sociale che con i loro amori, le passioni, la gelosia, gli intrighi e le vendette rischiano di sembrare persone. In questa sorta di sovrapposizione, ogni puntata, per forza di cose, si concentra solo su alcuni protagonisti. Ma nell'insieme quello che viene rappresentato, sia pure in modo molto statico, è comunque un microcosmo, un mondo composto dagli abitanti di Palazzo Palladini, sulle colline di Posillipo, con vista mare. In questo senso anche gli scorci del Golfo di Napoli e del Vesuvio aiutano ad attrarre l'attenzione dei telespettatori. Ma è soprattuto la semplicità e la ripetitività delle storie, insieme alla durata contenuta in venticinque minuti, a dare un contributo determinante al successo di una serie che oltre ad essere un autentico fenomeno televisivo e anche una vera e propria industria con oltre duecento persone impegnate quotidianamente nel Centro di produzione di Napoli dove la serie, prodotta con Rai Fiction e Fremantle, viene girata soprattutto in ricostruiti ambienti casalinghi (sui quali prevale non a caso la stanza più familiare: la cucina) per raccontare i rapporti umani e le vicende che coinvolgono i personaggi che ruotano intorno al rammentato palazzo di Posillipo.
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