Un eremita divenuto Pontefice e la rinuncia che sa di profezia
venerdì 19 maggio 2023
Un uomo vestito di vesti logore, emaciato e provato dalle penitenze divenuto Papa. Poi l’enormità di quel compito, schiacciato dallo scontro tra poteri forti e interessi di parte, davanti ai quali l’eremita non aveva strumenti con cui difendersi. Infine il gesto quasi profetico, controcorrente al suo tempo come oggi: l’abdicazione. Celestino V, ovvero Pietro da Morrone, che nel 1294 rinunciò addirittura al Pontificato, oggi continua a provocarci con la sua scelta dirompente. Era nato tra il 1209 e il 1215 in Molise e per un certo periodo aveva provato l’esperienza monastica benedettina; ben presto, però, Pietro aveva capito di sentirsi chiamato a un’esistenza da eremita. Il suo stile improntato alla radicalità, alla semplicità e alla bontà d’animo attirò numerosi discepoli, assieme ai qual si stabilì sulla Maiella: nacquero così gli Eremiti di San Damiano, i Celestini, poi approvati da Urbano IV nel 1264. Con l’appoggio del cardinale Latino Malabranca e di Carlo II, re di Napoli, la famiglia religiosa di Morrone vide crescere i monasteri, incorporando anche diverse abbazie in decadenza. Il 5 luglio 1294, dopo 27 mesi di abdicazione, venne eletto Papa. Davanti alla chiesa di Santa Maria di Collemaggio, che lui stesso aveva fatto costruire nel 1287, ricevette la tiara che era stata di Innocenzo III e il nome di Celestino V il 29 agosto. Celestino V però si rese conto di non avere le risorse per tenere testa agli interessi politici in gioco e si dimise il 13 dicembre successivo. Morì a Fumone, prigioniero, il 19 maggio 1296. Altri santi. San Dunstano, vescovo (910-988); beata Pina Suriano, vergine (1915-1950). Letture. Romano. At 18,9-18; Sal 46; Gv 16,20-23. Ambrosiano. Ct 2,17-3,1b.2; Sal 12 (13); 2Cor 4,18-5,9; Gv 14,27-31a. Bizantino. At 19,1-8; Gv 14,1-11. t.me/santoavvenire
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