domenica 4 dicembre 2011
Questo è un controstampa un po' alla rovescia. Su Il Fatto Quotidiano (venerdì 2) il vicedirettore Marco Travaglio, prendendo spunto dalle polemiche sul suicidio di Lucio Magri, scrive un editoriale «da credente», che è il contrario di quello che su quel giornale ci si aspetterebbe. Molto bene. Eccone i concetti fondamentali: «Il medico salva, non uccide... Quello che viene chiamato, con orrenda ipocrisia, "suicidio assistito" va chiamato col suo vero nome, "omicidio del consenziente"... Chi sostiene che ciascuno di noi è il solo padrone della sua vita e vuole sopprimere la "sua" vita deve farlo da solo: se ne incarica un altro, la vita non è più sua, ma di quell'altro... Se si autorizza un medico a sopprimere la vita di un innocente, come si fa a non autorizzare il boia a giustiziare un serial killer?... Come si può chiedergli di togliere la vita al suo paziente?... Il suicidio passato dal Servizio Sanitario Nazionale: ma siamo diventati tutti matti?». A Travaglio replica Paolo Flores d'Arcais, ma sono le solite tesi: «Della tua vita o il padrone sei tu o è un altro... Liberi di vivere e di morire...». Alla prima questione ha già risposto Travaglio. Alla seconda la risposta è: per morire ci si può autodeterminare, ma per nascere non c'è autodeterminazione che tenga. E allora asserto e paragone non valgono.

SESSO E BAMBINI
«Il sesso spiegato ai bambini» è il tema di tre intere pagine di la Repubblica (venerdì 2) in cui il concetto di sessualità non è mai accostato a quello, essenziale, di persona e, altrettanto essenziali, di castità e matrimonio che sono pur essi modi o aspetti della persona. Ci sono però due particolari che rivelano la mentalità da cui quelle pagine sono scaturite. Il primo: un colonnino di numeri statistici e di altri dati: «La prima volta, sesso sicuro, contraccezione, pillola, condom, consigli degli esperti, ginecologo» eccetera. Tutte cose che certamente non contribuiscono a una sana educazione di tutta la persona. Il secondo è il solito attacco alla Chiesa e, particolarmente, a Benedetto XVI per quel discorso in cui affermò che «l'educazione sessuale e civile impartita nelle scuole di alcuni Paesi europei [...] in realtà riflettono un'antropologia contraria alla fede e alla retta ragione»: una educazione sessuale tecnologica avulsa dalla visione globale e dal progetto di vita della persona sta proprio nel suo nome, che, oltretutto, sottintende una indebita e anticostituzionale sostituzione della scuola alla famiglia. «Si teme – è scritto poi su Repubblica – che l'educazione sessuale incentivi all'attività sessuale e persino suggerisca l'omosessualità», ma che altro, se non un incentivo, è la raccomandazione di fare «sesso sicuro» e di «usare la pillola e sempre il condom»?
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