giovedì 23 gennaio 2020
Un caso? Se esiste qualcosa di casuale, questo è un caso felice. Martedì 21 (“La Stampa” tutta p. 24, «Il codice Leopardi. La scoperta di un testo “dantesco” in mezzo a enigmi e depistaggi» – Emanuela Minucci racconta la complicata vicenda di un libretto «in terzine» di Giuliano Anniballi stampato a Loreto nel 1816 e conservato nella biblioteca di Monaldo Leopardi, padre di Giacomo, che da parte sua giudicò «questo libricciuolo» degno di considerazione particolare e vera «poesia» che invece per lui, dati quei tempi in cui la letteratura non era ben apprezzata, sarebbe stato presto «dispersa prima che alcun letterato l'abbia veduta». Titolo del volumetto: “L'ombra di Dante”. Leopardi lettore... Tutto qui? No. Interessante il fatto che dopo il giudizio sconsolato Giacomo abbia aggiunto una sua decisione: «...però pensando al Colligite fragmenta ne pereant, ho diliberato di recarne qui i passi più belli, che saranno come inediti. Giudichi il Lettore se sian degni della stampa». Mi pare vada segnalato quel “Lettore” con la maiscola: segno di rispetto e stima anticipata... Finito? No. Quel “colligite fragmenta” è citazione del Vangelo di Giovanni (6,12): parola di Gesù dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Giacomo cultore di Vangelo? Certamente esperto e frequente lettore. In casa infatti aveva anche una “Historia evangelica scritta in latino con le sole parole dei sacri evangelisti piegata in italiano e delucidata con osservazioni dal conte Monaldo Leopardi di Recanati”, suo padre... Bello dunque quel “colligite fragmenta” (raccogliete le briciole), tra l'altro titolo anche di un volume discusso di R. Panikkar. Ma il caso richiamato all'inizio? Eccolo: stesso giorno qui su “Avvenire” in prima il bell'editoriale di Alessandra Smerilli ha questo titolo: «Il gran peso della briciole». Gran peso? Ma prezioso sempre: e non per caso...
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