Un brindisi con bollicine italiane
sabato 31 dicembre 2011
In attesa di un futuro incerto. È probabilmente questo lo stato d'animo degli agricoltori italiani alla chiusura dell'anno e, soprattutto, in vista degli impegni e delle sfide per il 2012. Palesemente tartassati dalla Manovra Monti, obbligati a confrontarsi con un'Unione europea abituata a guardare un po' con sospetto gli affari italiani (anche a quelli agricoli), alle prese con un valore aggiunto in calo, le imprese agricole cercano nella qualità e nel risparmio sui costi quella competitività che probabilmente per troppo tempo e sfuggita loro di mano.
Gli elementi positivi non mancano. Basta pensare che nelle celebrazioni della fine dell'anno, come ha fatto rilevare la Cia-Confederazione italiana agricoltori, salteranno circa 80 milioni di tappi di spumante italiano. Basta ricordare che, come ha detto Coldiretti, sempre lo spumante ha battuto il nemico di sempre (lo champagne) nella corsa dell'export. E si può anche interpretare, come ha fatto Confagricoltura, il 2011 come un anno di svolta, occasione per ripartire in maniera diversa e più efficace. Così come è importante che il ministero dell'Agricoltura sia riuscito ad erogare tutti i 2,45 miliardi di euro previsti per i Piani di sviluppo rurale nel 2011, evitando di restituire soldi all'Ue.
Rimangono i comportamenti dei mercati. Stando alle ultimissime rilevazioni dell'Ismea, la fine del 2011 sarà sottotono per i prodotti ortofrutticoli – «in un mercato che, complice la crisi economica, non sembra ancora trovare spunti di ripresa, dopo il bilancio fortemente deludente dei mesi estivi» – seppur con comportamenti diversissimi a seconda delle coltivazioni prese in considerazione. Rimane, poi, l'effetto dell'altalena dei costi di produzione e dei prezzi che non ha consentito, di fatto, una pianificazione corretta da parte delle imprese. Tutto senza contare che, pur nei festeggiamenti attenti all'alimentazione, quest'anno gli acquisti tradizionali si sono obiettivamente ridotti.
E il futuro è complicato da una Manovra che pesa, secondo Coldiretti, un miliardo di euro solo per l'Imu. L'approssimarsi della riforma della Politica agricole comune dell'Ue, inoltre, non promette un periodo di vacche grasse ma, anzi, tagli anche sul fronte europeo.
Eppure c'è da esser sicuri che l'agricoltura italiana continuerà a fare il suo dovere produttivo e politico. Non è un caso che, di fronte ai pesanti sacrifici imposti dal Governo, gli agricoltori non abbiamo inscenato manifestazioni di piazza (è noto, invece quanto sia grande la loro capacità di mobilitazione). Anzi, c'è chi ha apertamente dichiarato che i coltivatori sanno «bene cosa siano i sacrifici e come il contributo al bene del Paese rappresenti un dovere per tutti» e chi ha aggiunto che «il cambiamento va pilotato» e che il comparto è davanti ad una chance che non può perdere. Insomma, l'agricoltura italiana ha sempre i numeri per superare la bufera come un temporale estivo, a patto che tutti i suoi protagonisti ci si mettano d'impegno.
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