giovedì 19 febbraio 2015
Tornando a casa cerco di variare il percorso per bere un caffé, mangiare qualcosa, comprare le sigarette; mantenere un legame con le valli nelle diverse stagioni, con l'umanità che le abita. Negli anni il paesaggio ha acquisito una caotica espansione del rinselvatichire che nulla toglie alla bellezza, al godimento dello sguardo. Gli occhi incantati, il cuore gravato dallo sconforto. Tutto sta chiudendo: l'ultimo bar, l'ultima bottega, l'ultima azienda agricola, l'ultima porta aperta: un intero mondo non riducibile a studio di settore, ogni sua componente sommava l'attività commerciale al miracolo dell'esistenza. Veri presidi di civiltà reale, socialità di un popolo, la sua cultura materiale, la sua ricchezza soprattutto là dove la loro economia non poteva che essere di sopravvivenza.Chi non aspira ad un salario, non vuole vivere all'interno di un contratto di lavoro sindacalizzato, crede alla libera iniziativa, è disposto ad accollarsi l'incerta sorte, vede svanire il proprio mondo, ha perso legittimità d'esistenza.Sto attento quando incontro qualcuno che non vedo da tempo. Ci sono domande che è meglio non porre, le risposte arrivano comunque.- ho chiuso, non ce la facevo più -- niente … mi arrangio … bisogna pur vivere -
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