venerdì 25 marzo 2011
Il Centocinquantennio Tricolore mi ha portato a raccontare l'Azzurro in giro per l'Italia e mi dato una notizia: la Nazionale è l'eredità di un passato rispettato e amato, soprattutto quando si parla di Pozzo e Bearzot; il presente un'incombenza necessaria, come se il trionfo berlinese fosse stato solo un sogno con drammatico risveglio sudafricano; il futuro si vedrà, si parla di giovani, giovani, giovani, il che - dovete sapere - è sempre un brutto segno; perché del ringiovanimento azzurro nessuno s'interesserà davvero: gli ultimi a preoccuparsene sono stati Bernardini e Bearzot, quando dalle rovine di Germania '74 nacque una vera e profonda voglia di rinascita. Stasera l'Italia torna a giocar sul serio con la Slovenia ma i media la snobbano: cavalcano maliziosamente il "caso Cassano" e la "questione morale" (De Rossi e Balotelli) sollevata da Prandelli; senza sapere che già nel lontano passato - dico ai tempi di Valcareggi - il giocatore squalificato in campionato non poteva giocare in Nazionale; e che l'ex Fantantonio è il classico pedatore che per dare il meglio di sé - fisicamente e psicologicamente - ha bisogno di giocare sempre, non di far tappezzeria. Ho viste certe panchine, quest'anno, a dir poco scandalose, con fior di costosissimi campioni condannati al turnover da allenatori immaturi, spesso incapaci di scegliere o allestire una formazione-tipo: le illustri vittime di questa insana gestione finiscono per accusare anche malanni fisici spesso dipendenti - quando non si tratti di traumi di campo - da momenti depressivi. A questo proposito, il gran parlare che già si fa del prossimo cosiddetto Derby Scudetto fra Milan e Inter, mi suggerisce di segnalare alle contendenti il vero ostacolo alle loro ambizioni tricolori, ovvero il Napoli, ovvero l'unica Squadra/Squadra del campionato, insieme all'Udinese purtroppo attardata dalla necessaria sperimentazione che ha fatto perdere a Guidolin cinque turni, sennò lo scudetto sarebbe già in Friuli. Si discuterà, di qui a sabato 2 aprile, delle formazioni che Allegri, Leonardo (e i medici) riusciranno a concepire per la gran festa di San Siro, il Santo di Pavia che adolescente provvide a riempire le ceste dei pani e dei pesci moltiplicati da Gesù eppoi migrò nella Padania; mentre Mazzarri - affidato ad altri miracoli napoletani - opporrà alla Lazio i suoi magnifici Tre Tenori - Hamsik, Lavezzi e Cavani - e scatenerà contro Reja la passione del San Paolo, quella folla innamorata che il vecchio Edy ha avuto vicino per l'irresistibile ascesa dalla C alla A. Non sarà Derby-Scudetto, quindi, ma forse l'occasione di lasciar per strada una contendente milanese: la tradizione è contro il Milan, già raggiunto e superato nel lontano passato da un'Inter cinicamente calcolatrice. Ricordo in particolare un Milan del '65 perdutosi per un Altafini giù di corda (lo sceriffo Viani, crudelissimo, lo chiamava "coniglio") e incapace di difendere un vantaggio di sette punti sull'Inter di Heriberto Herrera e del subentrato Gianni Invernizzi che alla fine s'aggiudicò il tricolore. Ma se vi resta cuore, stasera guardate la Nazionale e pensate un sincero "Forza Italia".
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