martedì 22 aprile 2014
Giovanni Pascoli all'inizio del secolo XX (per la precisione nell'anno 1904) pubblicò un libro di carmi intitolato Poemi conviviali e tra queste poesie ho molto amato quella che si intitolaEstrema navigazione. Vi si narra di Ulisse che dopo 10 anni in cui aveva combattuto alle mura di Troia altri 10 spesi nella navigazione ritornò alla sua isola di Itaca presso la sposa Penelope. Così si realizzava il vaticinio di Calcante. Nella sua isola Ulisse invecchiava in dolce e quieta noia. Ma c'era qualcosa che Ulisse aspettava e non sapeva che cosa sarebbe stato. Nel X anno dopo il ritorno decise di restaurare la sua antica nave e di salirvi con i suoi antichi compagni di tante avventure e pericoli. Questa fu la sua ultima navigazione. Ulisse coi compagni decise di ritornare a quei luoghi dove era passato dsa giovane. Ma nessun rimaneva di coloro che aveva conosciuto e ammirato o di coloro che aveva temuto. La famosa Circe che aveva tramutato i compagni in maiali, le Sirene col loro magico canto: tutto era scomparso, dovunque ceneri e odore di morte. La nave affonda ma anche i compagni davanti all'isola dove era vissuto l'immortale Calipso la dea che nasconde e si nasconde come disvela chiaramente l'etimo del suo nome. Come Ulisse toccò nuotando tra le onde l'isola di Calipso, stanco prese sonno e durante il sonno morì. Ed ora soltanto Calipso uscì dalla caverna dove aveva amato Ulisse e piangendo seppellì l'antico amante suo e lo nascose. Penso che Giovanni Pascoli abbia voluto far pensare a noi che leggiamo il suo carme che finalmente Ulisse trovò la pace e fu felice. Questo carme che appare molto dolce sembra mescolare mestizia e rimpianto del tempo passato che mai più rivivrà. Permettete lettori che io aggiunga qui un altro carme sulle poeregrinazioni di Ulisse che compose Gabriele D'Annunzio e si intitola Eroe senza compagno. Quedsto carme fu edito nel volume Laus vitae. A dire il vero questo carme ridonda di amor patriottico e sembra cantare più con l'accompagnamento trionfale delle trombe piuttosto che al suono della tibia.
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